Pinto (presidente onorario Ansb): “Spopolamento delle aree interne, destino irreversibile?” Di seguito la nota integrale.
I politici hanno sottratto tutto alle comunità insediate nei piccoli comuni lucani (sono 101 su un totale di 131), finanche la dignità, senza la quale si vegeta, ma non si vive; infatti, in tali comuni regnano sovrane le peggiori patologie sociali: rassegnazione e indifferenza che alimentano la paura della libertà; quindi si è moralmente sordi. Questo è l’humus che alimenta la desertificazione delle aree interne, disagiate che, al contempo, rappresenta la risorsa che tiene in vita i mestieranti della politica.
Lo spopolamento della Basilicata non può più essere trascurato, anche alla luce del “Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne”, di cui si è avuta notizia nei giorni scorsi.
Le leggi organiche sulla Montagna, la prima nel 1952, la seconda nel 1994, non hanno avuto gli effetti sperati.
La questione può essere affrontata e risolta in vari modi:
1) Con il fatalismo ricordando che in passato sono sparite civiltà importanti, per cui possono sparire anche 101 comuni lucani. Si tratta di alibi politico per fuggire dalle proprie responsabilità.
2) Privare le aree interne dei servizi pubblici essenziali per costringere gli abitanti a migrare verso centri urbani medio-grandi ove si presume che tali servizi siano garantiti.
La storia, invero, insegna che l’inurbamento, anche se non selvaggio, oltre a non garantire i servizi che inducono al trasferimento, crea degradi urbani indicibili; vi sono aree popolose (soprattutto le periferie delle grandi città) sottratte al potere dello Stato. Fenomeno tipico che si verifica quando i trasferimenti sono dettati da necessità esistenziali.
Non può neppure trascurarsi che gli insediamenti abitativi abbandonati, anche rurali, provocano seri problemi quanto alla salvaguardia del territorio e dell’ambiente.
Infatti, a nessuno sfugge che l’uomo è il guardiano dell’habitat terrestre.
3) Imporre e/o favorire l’accorpamento di piccoli comuni, quindi concentrare i servizi pubblici essenziali in uno di essi; non è soluzione facilmente praticabile, sia per ragioni di campanile (da tenere in debita considerazione), sia perché l’accentramento di per sé non è salvifico come insegnano esperienze negative già sperimentate (una per tutte, Potenza Città Regione).
4) Rivitalizzare le aree interne con scelte politiche, interventi e provvedimenti oculati per favorire gli incrementi abitativi; questa soluzione appare la più giusta, garantirebbe la difesa del territorio e dell’ambiente ed eviterebbe irreparabili guasti sociologi.
Quella che precede, è un’analisi che non pretende di essere esaustiva. Ben vengano integrazioni, suggerimenti e altre idee, purché non proposte come verità assolute e neppure funzionali ad interessi politici, personali e/o di gruppi.
Personalmente, propendo per la 4^ soluzione, la rivitalizzazione delle aree interne. Con alcune amiche e amici stiamo riflettendo su tale ipotesi per poterla rendere fattibile.