In concomitanza con la riunione di questa mattina del comitato regionale di coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro ex art. 7 D.Lgs. n. 81/2008, la Cisl Basilicata diffonde un approfondimento sul tema con una selezione di dati Inail sul fenomeno infortunistico in Basilicata.
A valle della convocazione del Comitato Regionale di Coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro ex art. 7 D.Lgs. n. 81/2008 tenutosi questa mattina, che ha inteso definire le Linee strategiche per attività di prevenzione e vigilanza nei comparti lavorativi a rischio più elevato nella Regione Basilicata in collaborazione con Istituzioni, parti datoriali e sindacali, appare utile accendere un faro sui dati in Basilicata che riguardano la salute e la sicurezza sul lavoro come emergono, territorializzandoli, dal Report di analisi semestrale infortuni e malattie professionali realizzato dalla Cisl nazionale su dati tratti dal sistema Open Data INAIL e riferito al secondo semestre del 2024. Si tratta di dati tragici o come definiti dalla Presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano i dati “riferiti agli eventi mortali, sono inaccettabili. Si tratta di cifre purtroppo assai eloquenti, ma non sufficienti a descrivere la dimensione del fenomeno cui concorrono anche gli infortuni sommersi che non vengono denunciati all’INAIL proprio a causa della natura irregolare del rapporto di lavoro, oppure per paura di ritorsioni, ovvero per il timore di cagionare conseguenze negative al datore di lavoro. L’autorità giudiziaria interviene al termine di queste situazioni patologiche, quando ormai si sono verificate conseguenze per lo più irreversibili che possono trovare un unico valido argine solo in una forte azione preventiva”. Queste parole profonde ed acute centrano la questione principale e restituiscono, ancora una volta, l’importanza della prevenzione e della diffusione capillare della cultura della sicurezza che vede i sindacati impegnati attivamente anche grazie al Piano integrato per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro”, del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, divenuto operativo lo scorso 1 gennaio che, al fine di perseguire, nell’arco dei prossimi dodici mesi, più alti obiettivi di contrasto al fenomeno infortunistico e delle malattie professionali, definisce una serie di misure immediate, progetti e attività rivolti in modo mirato a diversi settori di intervento, tracciando percorsi di azione con modalità specifiche per ogni target di riferimento. Il Piano integrato si rivolge non soltanto a lavoratori e alle imprese, ma anche alla popolazione giovanile, Parti sociali, Enti pubblici e privati e in generale ai diversi stakeholders, per far sì che la salute e la sicurezza sul lavoro diventi patrimonio di tutti, da proteggere ed attuare in ogni contesto della quotidianità di ciascuno. Gli obiettivi del Piano, sono riassunti in quattro punti cardine: 1) sensibilizzazione e formazione di giovani e lavoratori; 2) sostegno alle imprese; 3) rafforzamento delle tutele in ambito lavorativo; 4) attuazione di controlli mirati e coordinati. Il quadro complessivo del fenomeno infortunistico ci pone di fronte indubbiamente ad una verità inconfutabile che porta a dover ammettere che fino ad oggi le politiche di prevenzione, nel nostro Paese, non stanno determinando ancora risultati oggettivamente confortanti. I dati di seguito illustrati riguardano le denunce di eventi che comportano un’assenza al lavoro superiore a tre giorni e che provengono solo dai datori di lavoro titolari di posizioni assicurative presso l’INAIL