Giovedì 8 maggio 2025 alle 9:30 nel Palazzo della Cultura di Potenza è in programma l’assemblea regionale delle donne della Cgil Basilicata dal titolo “Rivolta: la voce delle donne”: un momento di confronto e partecipazione in vista del referendum dell’8 e del 9 giugno su lavoro e cittadinanza. A partire dalla condizione delle donne nel Mezzogiorno e in Basilicata, la discussione sarà incentrata sulla partecipazione femminile al voto e alla vita politica e sociale.
Aprirà i lavori Silvia Bubbico, segretaria della Cgil di Potenza. Dopo la relazione introduttiva di Anna Russelli, segretaria della Cgil Basilicata, interverranno Anna Rita Rosa, Rsu Fiom Cgil e componente della Commissione regionale parti opportunità; Chiara Saponaro, dottoranda in “gender studies” all’Università di Bari; Cristina Fiore, Rsa Filcams Cgil; Giovanna Galeone, segretaria Spi Cgil Basilicata; Teresa D’Onofrio, segretaria Rete degli studenti medi di Basilicata. Coordina Giulia Adduce, segretaria Cgil Matera. Concluderà Laura Ghiglione, segretaria nazionale Cgil. Il dibattito sarà aperto a partiti e associazioni.
“La condizione delle donne in Basilicata continua ad essere di forte criticità – spiega Anna Russelli, segretaria Cgil Basilicata – dove continuano a essere più istruite degli uomini ma più povere e precarie, in un mercato del lavoro che in generale penalizza soprattutto i giovani. Lo dicono i dati Istat, lo conferma il rapporto del centro studi Ires Cgil Basilicata e in ultimo il rapporto diffuso oggi da Save the Children sulle “madri equilibriste”, dove la Basilicata è all’ultimo posto secondo i vari indicatori che definiscono una regione “amica delle madri” che incontrano difficoltà nel combinare maternità e lavoro. Sono diversi i motivi alla base di questa situazione, dal persistere di una resistenza culturale all’assunzione di donne, spesso di alto livello educativo, da parte di piccole imprese familiari e padronali a discendenza maschile nel sistema di governance aziendale, alla isteresi del mercato del lavoro, evidentemente a causa di politiche attive non particolarmente efficaci che generano un tasso di disoccupazione di lungo periodo. La cronica carenza di asili nido continua a rappresentare uno dei principali ostacoli alla piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro, spesso costrette a ridurre l’orario di lavoro o ad abbandonare l’occupazione. La Basilicata è terza per i ritardi del Pnrr nei progetti convalidati nei Piani asili nido e scuole per l’infanzia. Secondo gli obiettivi, i posti disponibili per servizi educativi e di assistenza alla prima infanzia (da zero a sei anni) in Basilicata dovrebbero aumentare di almeno 150.480, 1.396 per gli asili nido e 920 per la scuola dell’infanzia. Ma, allo stato attuale, nel primo caso non risulta attivato ancora alcun posto, mentre nel secondo ne risultano solo due, con solo il 22,4% di posti disponibili totali tra il 2022 e il 2023. Un’offerta assolutamente insufficiente rispetto al potenziale bacino di utenza, ben al di sotto di quel 33% che l’Europa si era data come obiettivo da raggiungere entro il 2010 (e che l’Italia ha indicato come livello minimo da garantire entro il 2027) e molto lontana dal nuovo obiettivo europeo del 45% da raggiungere entro il 2030. A quindici mesi dalla scadenza rischiamo dunque di perdere i finanziamenti e di lasciare immutato il forte gap territoriale.
È evidente – conclude Russelli – che non saranno bonus e misure occasionali a risolvere le problematiche. Anche per questo è fondamentale sostenere i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, affinché si possa migliorare questa condizione e garantire maggiore equità e stabilità nel mercato del lavoro, riducendo le discriminazioni nei contratti e nelle carriere delle donne. Le donne intendono essere protagoniste del cambiamento sostenendo con forza i referendum sul lavoro e sulla cittadinanza. Per vincere questa sfida e raggiungere il quorum serve però un maggiore protagonismo. Di tutto ciò discuteremo all’assemblea generale delle donne della Cgil Basilicata, uno spazi di confronto laddove a livello regionale negli ultimi anni si sono ridotti i momenti di condivisione sulle politiche attive del lavoro, tanto che lo stesso Osservatorio regionale del mercato del lavoro è nei fatti rimasto sulla carta”.