“L’annuncio da parte della PMC di Melfi, azienda dell’indotto Stellantis di Melfi, della mancanza di commesse è solo purtroppo l’ennesima conferma delle giustificate preoccupazione rispetto all’indotto di Melfi che da tempo denunciamo come Fiom Cgil, nel silenzio assordante di Stellantis e delle istituzioni nazionali e regionali”. Lo afferma la segretaria generale della Cgil Basilicata, Giorgia Calamita. “Sono queste le conseguenze dell’assenza di un piano industriale per l’Italia così come già ripetutamente denunciato dalla Fiom Cgil – continua Calamita – A oggi ci sono stati solo annunci, a partire da quelli di Stellantis per lo stabilimento di Melfi. Nel 2025 l’azienda ha confermato i volumi produttivi del 2024, pari a 165 mila vetture ipotetici contro la capacità produttiva di 400 mila dello stabilimento, con una notevole riduzione delle ore lavorative rispetto al 2024. Ciò sta producendo un aumento massiccio della cassa integrazione con ripercussioni a cascata sull’indotto, rispetto al quale chiediamo garanzie anche al governo regionale, affinché prema sul governo nazionale per promuovere azioni straordinarie e investimenti perché la crisi non può pagarla solo i lavoratori.
Neanche l’istituzione dell’area di crisi industriale complessa, come prevedibile – precisa Calamita – non è servita a scongiurare la perdita di migliaia di posti di lavoro. Rispetto a Stellantis, che continua quindi a scaricare la crisi del settore sui lavoratori, i quali non hanno garanzie sul futuro occupazionale e salariale, serve un impegno concreto da parte della politica regionale, nazionale ed europea. Il piano industriale deve tenere conto di tutto ciò specificando le produzioni, in particolare di modelli mass-market, quelli che trainano il mercato. Parallelamente abbiamo bisogno di garanzie occupazionali. Negli ultimi anni sono usciti migliaia di lavoratori che sono stati incentivati ad andarsene e non sono stati sostituiti.
Anche le nuove integrazioni e quindi i due ulteriori modelli ibridi non riusciranno a produrre volumi tali da saturare tutta la forza lavoro, ponendo sempre più anche il tema della riduzione dell’orario di lavoro. È ora che insieme alla mobilitazione per un piano di investimenti su progettazione, ricerca, sviluppo e produzione, si avvii una battaglia per garantire alle lavoratrici e ai lavoratori, di Stellantis e non solo, un salario degno di questo nome. Gli scioperi spontanei sul premio di produzione erogato per l’anno 2025, partiti in diversi siti Stellantis, ci indicano la strada. Siamo stanchi di assistere alla spartizione di dividendi miliardari agli azionisti mentre le lavoratrici e i lavoratori sono costretti a pagare gli effetti di una crisi sempre determinata da scelte sbagliate di imprese e Governo. È ora – conclude Calamita – che Governo e Regioni intervengano”.