Basilio Gavazzeni: “Ai signori di una società finanziaria contro il prestito incauto”. Di seguito la nota integrale.
Chi vi scrive questa lettera è un prete cosiddetto antiusura, vale a dire che si dedica anche al soccorso di persone e famiglie indebitate cui è negato l’accesso al credito legale e a rischio d’usura, e la dura da vent’anni.
Mi spinge a scriverla l’irrimediabile condizione in cui si è ridotta una vostra cliente che ormai è diventata una debitrice insolvibile e che addirittura non riesce più a provvedere alla sopravvivenza quotidiana.
Della vostra Società Finanziaria, come delle altre, è nota la denominazione largamente pubblicizzata, è possibile conoscere le facce dello zelante personale impiegato nelle vostre postazioni locali, ignoti i vostri volti, di voi che, alla sorgente, detenete il capitale e regolate i flussi.
Presumo che siate uomini e donne fermamente intesi a massimizzare la produzione degli interessi ritornanti dalle somme che prestate, soggiacendo soltanto alle limitazioni che lo Stato fissa per contenerne lo straripamento.
La solidarietà non è il vostro forte. Non bisogna attendere nulla di gratuito da uomini e donne della vostra specie che mirano soltanto ad accrescere valori, nonostante la crisi che affligge l’Italia, provata da 5,7 milioni di poveri e 2,3 milioni di sovraindebitati.
Ho sempre ritenuto che la vostra divulgata attività creditizia non sia virtuosa, e penso che i richiedenti che purtroppo approdano alle vostre sedi siano fuorviati dall’inospitalità delle Banche, tuttavia è giusto che i prestiti che voi erogate anche attivando le tremende carte revolving vengano onorati, nonostante le punte decisamente alte degli interessi i cui tassi sono di poco al di sotto del tasso d’usura.
È la ragione per cui, prima di mettere mano a questa lettera e arrivare a una conclusione drastica, con il mio comitato tecnico mi sono premurato di analizzare l’intera debitoria della malcapitata di cui sopra, per appurare se vi appaia una possibilità di esdebitazione.
Presto fatto il punto. La donna è ultrasettantenne. Conta solo sulla pensione di reversibilità del marito intorno a 600 euro. Ormai l’anzianità le preclude l’esercizio del lavoro nero. In casa tiene una figlia irresponsabile. Ai figli fuori casa poco importa della madre in difficoltà. Noi si decide di rimediare alle bollette di luce e gas minacciati di distacco. Ma saltano fuori il residuo di un debito con la vostra Società Finanziaria e i residui di altri due con una vostra concorrente. Che fare? Cosa dovrebbe fare?
Se avesse capacità di rimborso la Fondazione Antiusura che conduco potrebbe sostenerla nella richiesta di transazioni a saldo e stralcio. Ma della pensione, divorata proprio dalla rata che le Poste vi girano ogni mese, le restano 200 euro che non le bastano per campare. Fosse pure sgombra da gravami, le Banche con noi convenzionate non la prenderebbero in considerazione, non le passerebbero un centesimo pur da noi garantito al 100 per cento.
Gentili Signori della Società Finanziaria, prendete atto che la signora non può più rimborsare un euro. Ecco un caso cui non si doveva concedere un prestito, fermo restando che lei stessa non doveva chiederlo. Siete stati entrambi incauti. La donna quando ve lo chiese era già vedova e senza lavoro: non aveva mai avuto un lavoro. È riuscita a rimborsare qualcosa soltanto perché, incorreggibilmente incauta, è ricorsa ad altra Finanziaria che, altrettanto incautamente, le ha allungato ben altri due prestiti, nonostante dovesse sapere che era in difficoltà con la vostra. Il prestito incauto è un prestito di ingiustizia.
Che dovrebbe fare ora la povera donna? La risposta ruvida, non oscena, anzi altamente morale, è che non pensi più a rimborsare i residui dei debiti sia alla vostra sia all’altra Società Finanziaria. Resista alle vostre sollecitazioni. Se è il caso, cambi il numero del telefonino. Amministri oculatamente il poco che le viene riconosciuto dall’INPS e viva una vecchiaia rasserenata. La donna è disturbata, stufa, vuol andarsene. Ha ricordi dolenti di un passato difficile. È ondivaga e precisa come chi è gestito da un’ossessione. Dice che teme il mio sguardo inquisitivo. Sapesse come dentro mi fa piaga il suo sguardo implacabilmente disperato.
Gentili Signori della Società Finanziaria, tenete conto dell’esemplarità negativa di questo caso. Ne tengano conto anche le Finanziarie consimili per evitar di prestare incautamente denaro a richiedenti incauti e incapaci di rimborso.