Crisi idrica, Rifondazione Comunista di Basilicata: “Non è più tempo per i negazionisti del cambiamento climatico, serve una riconversione ecologica delle attività industriali e agricole”. Di seguito la nota integrale.
Dall’autunno fino ad oggi le precipitazioni di acqua e neve sono state poco più di 400 mm.
Del tutto insufficienti per far fronte ai bisogni idrici per il potabile e le attività produttive. La portata di acqua del Basento non è dissimile da quella dell’anno scorso, ed i livelli inferiori dell’acqua negli invasi rispetto al 2024 hanno già creato riduzione di acqua per l’agricoltura.
Il verde che si vede ora nei campi non ci tragga in inganno, le precipitazioni non hanno rimpinguato la falda e si prospetta scarsità di acqua per l’estate in Basilicata e come apprendiamo dalle notizie di stampa in tutto il mezzogiorno.
Gli esperti della materia ci dicono, già da alcuni lustri, che viviamo una condizione climatica determinata da un mare Mediterraneo che non viene raffreddato dalle correnti oceaniche e che è tra le aree dove è più forte l’aumento medio delle temperature, che alterna periodi caldi e siccitosi al formarsi di perturbazioni intense con il rischio di danni da alluvioni.
Nei decenni scorsi i governi hanno ignorato il problema ed oggi sono interi territori e le popolazioni a pagarne le conseguenze.
In Basilicata ancora oggi si perde un terzo, quando non è di più, dell’acqua che viene immessa nella rete. Solo ora, dopo decenni che viene denunciata questa realtà si inizia ad intervenire ma le risorse sono del tutto insufficienti.
Il programma di interventi sulle infrastrutture idriche per la Basilicata prevede poco più di 300 milioni di euro. Molti degli interventi ammessi a finanziamento non hanno ancora nessuna progettazione. Molte risorse sono destinate al collegamento tra gli invasi. Chi ha fatto questa scelta dimentica che siamo in scarsità generale di acqua.
Essendo scarsa l’acqua la prima cosa da fare è di iniziare a riconvertire le attività che ne consumano molta. Per l’industria a consumare troppa acqua sono le estrazioni petrolifere e l’attività di Tecnoparco. Bisogna trovare attività industriali alternative e chiudere o contenere queste. Per l’agricoltura vanno fortemente ridotte le produzioni ad alto consumo di acqua, pomodoro, kiwi e va ripensato il modello di agricoltura riducendo drasticamente l’uso di fitofarmaci e conducendo i terreni con tecniche che aumentano la sostanza organica.
Gli esperti del clima e delle infrastrutture idriche stanno proponendo la realizzazione di nuovi invasi. Crediamo che in Basilicata, anche ai fini di frenarne lo spopolamento vadano realizzati piccoli invasi nelle aree interne, anche per irrigazione di soccorso alle colture e per la zootecnia, ma anche per rimpinguare la falda, per creare zone umide al fine di frenare la desertificazione.
Per fare tutto ciò c’è una precondizione. La gestione di tutto il ciclo dell’acqua deve essere pubblica e partecipata democraticamente. La cittadinanza, le imprese, gli agricoltori devono essere coinvolti nella definizione di una programmazione dell’accumulo dell’acqua e della sua utilizzazione.
La Regione Basilicata, deve dare priorità al rifacimento delle reti, all’adeguamento antisismico degli invasi e deve redigere il piano di tutela delle acque che è obbligo di legge ma è soprattutto il diritto di avere l’acqua migliore possibile.
Rifondazione Comunista di Basilicata ritiene che non sia più possibile continuare a stare sulla strada della preminenza dell’impresa, multinazionale o nostrana. Hanno rapinato risorse, si sono arricchiti ma noi popolazione siamo sempre di meno. In un quarto di secolo abbiamo perduto circa un quinto della popolazione. Non si può andare avanti così. Va ripensata l’economia della regione che per noi deve avere al centro i beni comuni, la loro esigibilità, senza lasciare indietro nessuno, per la pace, la giustizia sociale ed ambientale.