Basilio Gavazzeni: “Storia non trascurabile di una concittadina candidata”. Di seguito la nota integrale.
Ha colto di sorpresa tutti la sua adesione alla lista elettorale capitanata da un leader di spessore storico, probo, competente, di celebrata professionalità, scevro da interessi, cui preme il bene generale.
Anche lei sogna una città dove fiorisca l’equità, attenta agli umili che penano, realisticamente progressiva, lieta di fraterne relazioni, netta, verde, salvaguardata nella salute. Una visione possibile pur nei giorni difficili che corrono.
Dico subito ciò che ritengo più importante: fra quanti sono in campo, sia candidati sindaci sia sostenitori di lista, nessuno è pari a lei. Per questo mi auguro che molti materani, – la conoscano direttamente o no – , decidano di assegnarle il voto.
L’ho vista la prima volta 47 anni fa, in un pellegrinaggio a San Francesco da Paola. Nel cerchio delle sue coetanee settenni danzava, scuoteva le nacchere e cantava Calabrisella mia… sciuri d’amuri… trallalleru lallerum la la…
Non avrei mai immaginato il vestito di cocente responsabilità che, anche sotto i miei occhi, il futuro le avrebbe cucito indosso con tale stoffa gioiosa e canterina.
A lei qualche volta capita di addebitare ai miei insegnamenti la maggiore fatica incontrata nel mestiere di vivere. No, i valori contro corrente di cui è portatrice, l’assoluta rettitudine, lo spirito di sacrificio, la chiarezza delle idee, la tenacia, la gratuità, la sollecitudine per i suoi, il cuore forte e riservato sono soprattutto farina del suo sacco: non li attribuisca ad altri.
Senza dubbio nell’infanzia ne ha assorbito una buona dose dal padre e dalla madre, esemplari figure della migliore materanità. Certo, decenni di protagonismo canoro, nella Parrocchia di Sant’Agnese che emergeva epicamente dall’abbandono, hanno temprato il suo carattere nell’età evolutiva,
Ah! la voce scura ma aperta di soprano, unica sul territorio, è stata la sua precoce rivelazione pubblica! Quante notti di Natale, con l’esecuzione di Tota silescit curia Coeli, evocando l’assemblea dei Celesti silenziata e rapita dal canto della Vergine al Neonato, la sua voce ha convocato sulla nostra chiesina delle origini l’intero stellato!
Ci siamo illusi in molti che, con lo studio cui si sottoponeva con ferrea disciplina, la voce le aprisse una carriera. Ma era in una severa forgia che la Provvidenza l’aspettava a prove che hanno fatto di lei la personalità che è. Prove, ho detto? No, una tempesta.
Nel 1991 l’abbatte il sanguinamento del tronco encefalico: la salva un grande chirurgo. Nel 1996 l’episodio si ripete: ed egualmente viene salvata. Nel 2002 aspetta il secondogenito quando al nascituro tocca un attacco simile ai suoi: il suo Emanuele, oggi ventiduenne, è tetraplegico. Nel 2016 un glioblastoma folgora e porta via il suo sposo, Cosimo Matera, primo estimatore del suo talento, di lei innamoratissimo, valoroso come soltanto un Vigile del Fuoco lo può essere, idolo dei figli, preparatore atletico dei nostri ragazzi interessati al calcio. Cosa non ha patito! e con quale dignità!
La sua cognizione del dolore la gente la percepiva solo quando nelle solenni Liturgie della Passione cantava Signore, dolce volto di Johann Sebastian Bach e, impersonando la Mater dolorosa, come l’ultima Giuni Russo, il lamento O vos omnes qui transitis per viam attendite et videte si est dolor sicut dolor meus! (O voi tutti che passate per la strada fermatevi e guardate se c’è un dolore come il mio dolore!).
Ecco perché sostengo che nelle contrapposte liste elettorali non c’è nome che valga come il suo e ribadisco che quel che è soprattutto è farina del suo sacco e, me lo consenta, le viene dall’alto.
Oggi, senza tralasciare il canto e l’aggiornamento musicale, con la reversibilità integrata dallo stipendio di insegnante di sostegno, mantiene sé stessa ed Emanuele che ha le sue particolari esigenze e, forse, ancora in parte, Francesco, il primogenito, che, tuttavia, laureato in design allo IED di Milano, ha trionfato in un concorso internazionale a Parigi, ispirato dalla condizione del fratello è divenuto creatore di abbigliamento inclusivo, ha inventato Materia una collezione di abiti per disabili che ha sfilato nelle Fashion Weeck a Milano e a Dubai, infine lavora per la prestigiosissima Moncler.
È ammirevole la semplicità con cui lei si presenta. Non la impressiona un agone elettorale confuso e divisivo. Non perde tempo a esaminare manifesti stantii e compromessi già dal giorno della presentazione. Lei pensa che una città di onesti e concretamente protesa all’avvenire debba innanzitutto provvedere ai figli più sfortunati. La fatica che affronta il suo Emanuele e altri come lui ad aprirsi un decente percorso di vita, l’ha costretta ad armarsi di una proporzionata franchezza.
Mi auguro che l’apparizione della sua figura intemerata, come quella di altre simili, concorra a spezzare il coperchio tombale dell’astensionismo e dell’impartecipazione di tanti concittadini, donne e uomini di valore già delusi dalla politica, per di più quest’anno obbligati a essere spettatori di bandiere tradizionalmente contrapposte che per opportunismo si intrecciano come serpi in amore.
Vi sono giusti nella città, donne e uomini ai quali non si può darla a bere come a idioti. Il loro è un bacino di preferenze che deve aprirsi e fluire per il bene comune. Sui loro voti, con grazia e fermezza lei deve contare.
Tira un vento impetuoso d’insorgenza e di rifiuto contro chi con arroganza pretende e millanta che Matera gli appartenga per designazione feudale.
Lei, svolto il suo servizio disinteressato, sia che debba cantare We shall overcome di Bob Dylan cui ha prestato la voce innumerevoli volte, o debba ripiegare su Rien, je ne regrette rien di Édith Piaf come di recente a un convegno, avrà il cuore in pace e più alta dignità.