Nel ringraziare la DDA di Potenza e l’Arma dei Carabinieri per il duro colpo inferto con l’operazione del 13 maggio scorso al traffico di droga anche in Val d’Agri, il presidio della Val d’Agri “Ottavia De Luise” di Libera Basilicata esprime tutta la propria preoccupazione per il continuo diffondersi di questa piaga sociale nel nostro territorio. A guadagnarci è la malavita, a rimetterci sono i più deboli ed in particolare i nostri giovani e giovanissimi (nell’operazione sono stati tra l’altro sequestrati hashish, cocaina, marijuana, metadone).
Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera contro le mafie, che da sempre combatte questa piaga con le armi dell’accoglienza dei più deboli di questa perversa catena, ha più volte fatto interventi pubblici su questo tema, mettendo tra l’altro in evidenza la debolezza delle azioni pubbliche nel prevenirla: “viviamo una situazione di impoverimento generale dovuta alla crisi, che ha accresciuto ansia e disperazione nelle persone. Impoverimento non solo economico, ma anche etico e culturale con la riduzione del fondo per il sociale nel nostro Paese che si ripercuote sui servizi di accoglienza e sostegno”. “Con il nuovo modello di società che stiamo vivendo negli ultimi anni «le persone vivono in una condizione di perenne sovraccarico, e così cresce anche la richiesta di psicofarmaci e delle droghe che vengono chiamate “da prestazione”, con un significativo aumento dell’uso di cocaina, diventata la droga di massa.
Parlare oggi di droga significa parlare della solitudine e della fragilità di molti: si nota una sorta di “tassa sulla povertà” con il diffondersi di gioco d’azzardo, scommesse e lotterie, visto che a giocare sono soprattutto i più poveri. Insieme con l’uso di psicofarmaci e antidepressivi, si registra un approccio sempre più precoce all’alcol come veicolo di stordimento. Si diffondono anoressia e bulimia, disturbi alimentari che nascondono disturbi di relazione”. “L’impegno contro la droga comincia nelle scuole e nelle famiglie, in quanto potenziali, formidabili veicoli di passione, di partecipazione, di formazione individuale e sociale. Ma scuola e persone non possono essere lasciate sole in questo compito tanto più impervio in un’epoca il cui il “dettato” del consumo schiaccia i giovani in un presente fine a se stesso, mentre sottrae loro le opportunità di costruire un futuro. Ecco allora la necessità di una “città educativa”, di contesti urbani e sociali dove un adolescente possa trovare risposta alle sue passioni e ascolto alle sue inquietudini, riempiendo di vita e di progetti quei vuoti che sono spesso la premessa all’uso e all’abuso di droga.
Facciamo quindi un appello a tutte le Istituzioni, a partire dalla scuola e dall’Ambito Sociale Territoriale, alle associazioni presenti sul territorio ed ai semplici cittadini, genitori, famiglie, per provare a creare insieme un’occasione concreta, quella “città educativa” di cui ci parla don Luigi, per un rinnovato patto di sorveglianza e di aiuto ai più deboli della nostra terra.
Più educazione meno repressione.