Incendio a Metaponto, Legambiente: “”Un atto criminale di inaudita gravità. Ma davvero il problema è solo di gestione dell’area? Nessun alibi per gli incendiari che devastano il territorio”. Di seguito la nota integrale.
Contro gli incendi prevenzione su più livelli e in maniera continuativa, gestione, rafforzamento delle attività di avvistamento e di quelle investigative, norme più severe per chi commette crimini.
In merito al terribile incendio dei giorni scorsi nella Riserva Statale di Metaponto, si sono succeduti diversi commenti, di stampo istituzionale e non, spesso focalizzati sulla gestione della Riserva, ritenuta non adeguata.
Tuttavia, in questi commenti, non ci sembra sia stata posta la stessa attenzione sulle cause che hanno mosso mani criminali senza scrupoli ad appiccare il tremendo rogo, partito da diversi punti di innesco, che ha distrutto oltre 100 ettari di pineta e macchia mediterranea, danneggiando anche alcune strutture turistiche. Per di più, per qualcuno, il disastro pare essere la conseguenza inevitabile di una gestione dell’area che ha esasperato i cittadini, o almeno alcuni di essi.
“A nostro parere, invece – dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – bisognerebbe prima di tutto stigmatizzare quanto accaduto e condannare senza se e senza ma l’atto, come un crimine compiuto da incendiari, peraltro ancora a piede libero, a cui non è tollerabile fornire alcun tipo di alibi o giustificazione, come si rischia di fare”.
Detto in modo più esplicito – continua Lanorte – anche se, come è probabile, dietro l’incendio doloso del 9 luglio scorso si cela il risentimento nei confronti dell’autorità pubblica che gestisce la Riserva e nello specifico un atto di protesta contro il Reparto Carabinieri Biodiversità di Martina Franca, che ha le competenze sull’area, non si può dare spazio a nessuna ambiguità nella condanna netta dell’atto criminale”.
“Detto questo – secondo Lanorte – è legittimo discutere ed esprimere opinioni riguardo all’attività dell’ente gestore della Riserva di Metaponto. Ma per quanto ci riguarda, Legambiente è stata sempre vicina negli ultimi anni all’attività di denuncia dei Carabinieri Forestali a Metaponto per ciò che è emerso in quel territorio rispetto ad una diffusa e consolidata propensione all’abuso e all’illegalità, da parte di diversi soggetti privati, che negli anni è stata tollerata e favorita dall’assenza di regole e controlli adeguati, spesso ignorando, a tutti i livelli istituzionali, la normativa comunitaria, nazionale e regionale riguardante la tutela e la conservazione di aree protette (nello specifico Siti Natura 2000 – Zone speciali di Conservazione). Parcheggi selvaggi e strutture balneari hanno determinato nel tempo evidenti azioni di degrado degli habitat e di perturbazione significativa delle specie, influendo pesantemente sull’evoluzione e il consolidamento dei cordoni dunali mortificandone anche la naturale funzione di contrasto all’erosione costiera”.
“Nelle relazioni dei Carabinieri – dichiara ancora Lanorte – è stato certificato, attraverso indagini capillari ed accurate, quanto anche Legambiente denuncia da decenni in merito all’aggressione inflitta all’ecosistema costiero e in particolare ai sistemi dunali di tutta la costa ionica lucana e non solo di Metaponto. Un’aggressione favorita dalla mancanza di un sistema di regole di tutela e gestione dei litorali che dovrebbe essere garantita da quel Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo (o Piano Lidi) che in Basilicata esiste solo sulla carta dal 2005 perché da sempre privo delle norme tecniche di attuazione”.
“Noi pensiamo quindi – sottolinea Lanorte – che sulla vicenda dell’incendio del 9 luglio, il Reparto Carabinieri Biodiversità di Martina Franca vada convocato e ascoltato dalla Regione Basilicata, per chiarire tutti questi aspetti e fare il punto sul sistema di prevenzione e sorveglianza della Riserva, in cui anche la Regione Basilicata ha un ruolo centrale e quindi responsabilità dirette”.
“La stessa Regione – conclude Lanorte – che è chiamata ad un cambiamento di approccio e risposta al fenomeno degli incendi che miri a prevenire i roghi attraverso la gestione del territorio. In questa partita servono investimenti veri, ricerca, strumenti e tecnologie, semplificazione di procedure e competenze all’interno di una strategia complessiva definita in condivisione con le popolazioni locali ed i portatori di interesse. Una necessità impellente anche perché la tendenza che si prospetta nei prossimi anni, è di una crescita del fenomeno degli incendi boschivi a causa dei periodi di siccità prolungata e alte temperature che si stanno verificando sempre più frequentemente soprattutto nell’Europa meridionale. Un altro segno evidente, tra i tanti, della crisi climatica già in atto”.