Elezioni comunali Matera 2025, le proposte di Città Plurale per rilanciare la città di Matera. Di seguito la nota integrale.
Questi sono i nomi dei candidati che partecipano alle elezioni amministrative per il nuovo Sindaco, che guiderà il prossimo Consiglio Comunale e la nuova amministrazione cittadina: Roberto Cifarelli (Matera nel cuore, Matera 2030, Volt, Matera democratica, Materia Futura-Giovani per Matera, Matera in Azione, Periferie per Matera, Basilicata Casa Comune per Matera, Socialisti e + Matera.), Luca Prisco (Democrazia Materana), Antonio Nicoletti (La scelta giusta, Io Sud, Acito-Udc, Fratelli d’Italia, Nicoletti sindaco per Matera capitale, Forza Italia), Domenico Bennardi (Movimento 5 Stelle), Vincenzo Santochirico (Progetto Comune Matera),
Ci rivolgiamo ai cinque candidati per capire le loro reali intenzioni per il governo della città. Avremo una discontinuità con il passato o tutto procederà come sempre, con le illusioni e le promesse da campagna elettorale, utili solo per carpire il voto dei giovani e di cittadine e cittadini? O vorranno onestamente dirci quale città hanno in mente?
Per quanto ci riguarda, la Città che vogliamo, deve essere un modello di urbanità, come lo è stato nel passato e certamente oggi e per il futuro, con una visione rinnovata che non ne stravolga il senso, in cui vi sia sempre un rinnovato ed equilibrato rapporto tra spazio costruito, bisogni e socialità. A partire da questo concetto e dal dibattito in atto nel mondo, a cui una città Capitale europea della cultura non può sottrarsi, sul tema di cosa debba essere la città del futuro, che ha origine questa riflessione con relative proposte, che sottoponiamo ai cinque candidati, con cui ribadire, a chi non ha mai voluto comprendere e a chi sarà nuovo Sindaco, come vogliamo che sia la nostra Città a seguito dell’ennesimo fallimento dei governi cittadini. Una Città particolare, quella più famosa dei Sassi, dell’altopiano della murgia e del centro storico, di grande fascino, di forte suggestione, ricca di storia, di cultura e di arte. Luogo unico per la sua evoluzione e per la costante presenza dell’uomo da migliaia di anni. Insignita del riconoscimento Unesco nel 1993, di Capitale Europea della Cultura nel 2019 e prossimamente Capitale Mediterranea della Cultura e del Dialogo per il 2026. Dall’altra, la città nuova, dove tolti i quartieri storici, che hanno una loro storia urbanistica e sociale (che andrebbero riqualificati, maggiormente valorizzati, e ricollegati alla vicenda storica dei Sassi), sono stati e vengono costruiti pezzi di città in ogni spazio disponibile, in modo confuso, dove il consumo di suolo e la rendita fondiaria e immobiliare la fanno da padroni. Pezzi di città che non dialogano tra di loro, dove gli standards urbanistici non vengono rispettati. Gli strumenti urbanistici vigenti vengono disattesi, le varianti (ormai non si contano più) sono sempre dietro l’angolo, come è accaduto a febbraio del 2024 (variante area Sant’Anna, richiesta della Diocesi di Matera. L’Enciclica “Laudato Si” ha valore solo per gli altri) e recentemente ciò che sta accadendo in Piazza Bianco, dove nonostante vari interventi e puntuali richieste di chiarimenti sulla legittimità o meno dell’intervento in un tessuto consolidato, si riceve da parte del dirigente, una non risposta che non chiarisce nulla. Sollecitiamo i candidati sindaci a chiedere chiarimenti, e agli organi di controllo di verificare la veridicità della risposta dirigenziale, perché riteniamo giusto che la città sappia come stanno le cose e se le leggi e lo strumento urbanistico consentivano quello che si sta realizzando. Il profitto, purtroppo, diventa ed è l’unico elemento trainante. L’edilizia, i progettisti e la politica, non si pongono in alcun modo il problema del consumo di suolo e decidono il destino della città, aggredita in ogni sua parte. Nessuno, tra figure del passato e recenti che si presentano in queste elezioni amministrative, ammetterà mai gli errori commessi: non aver ascoltato quanto veniva sollecitato dalla cittadinanza attiva, aver cancellato ogni forma di partecipazione, aver disatteso tutto il dibattito culturale sul ruolo dei Sassi, sul ruolo della Pianificazione della città e sui crescenti problemi sociali. Ci tocca leggere, sugli organi di stampa locali, nei mesi scorsi, gli interventi di alcune figure, che hanno ricoperto ruoli di governo (De Ruggeri e Scarola) che si accusano reciprocamente, unicamente per salvaguardare la propria integrità personale e il proprio operato (sic), ma non ci vengano a raccontare (non solo loro) che hanno cambiato l’intervento urbanistico e fermato la continua espansione della città. In tutti questi anni non abbiamo sentito una sola parola sui 10 ha della lottizzazione Quadrifoglio, sui 53 ha di Matera 90 c.da San Francesco, sulla scellerata costruzione del parcheggio in via Lanera (invece di realizzare, come richiesto, un orto-botanico che avrebbe completato il parco del Castello a ridosso del centro storico), sul degrado delle strutture del parco di Serra Rifusa e le costruzioni che sulla collina si stanno realizzando sul versante verso la Puglia, infine i 60 ha di aree urbane oggetto di prossime trasformazioni edilizie, previsti nel RU approvato nel 2021: serra Rifusa, via Montescaglioso, Tre Pini, Parco di Serra Venerdì, Centro Direzionale, Via dei Messapi. Senza dimenticare gli interventi che hanno compromesso il paesaggio periurbano per effetto anche (e non solo) della legge regionale n.25/2009 e 2012 piano casa: in Via Gravina, Aia del Cavallo, Contrada Scattolino. Una pianificazione incontrollata, lascia un segno irreversibile e le sue ricadute sul territorio non possono più essere rimosse, se non a costi spropositati e impraticabili. Questo rende drammatico il panorama in cui ci troviamo. La dilapidazione delle risorse territoriali, purtroppo, prosegue. E all’orizzonte non si vedono speranze di cambiamento. Allora bisogna chiedersi e approfondire quali sono le ragioni che ostacolano una Pianificazione che persegua l’interesse della comunità? Sono soprattutto di natura politica e dovremmo essere tutti d’accordo nell’affermare che l’urbanistica è componente fondamentale della politica. È alla politica che bisogna fare riferimento per comprendere le cause della crisi, determinate soprattutto dal declino della prevalenza dell’interesse pubblico. Tutti gli insegnamenti di decenni di urbanistica sono stati dimenticati per inseguire solo gli interessi della proprietà fondiaria. La crisi della città e dell’urbanistica, è sempre stata volutamente, poco analizzata dalla politica, e nella campagna elettorale in corso se ne parla in modo generico o con interventi per niente chiari o dimentichi di ciò che accaduto e senza un impegno concreto per un profondo cambiamento. Ci sono gli strumenti e le risorse (anche se limitate) per porre rimedio a decenni di sviluppo urbanistico insensato, ma è la politica che deve cambiare, ed è qui il problema. Non possiamo che condividere le problematiche e le analisi sollevate da Michele Morelli che nel suo articolo del 7 febbraio scorso, rivolto al manifesto della “Buona Politica” promosso da Vincenzo Viti e Lorenzo Rota, sottolineava: “Si denunciano gli effetti devastanti dell’over turismo e del “piano casa” e ci si dimentica di ricordare quali furono le politiche e i protagonisti che le hanno prodotte. Dai tradimenti compiuti alla residenzialità di cui la legge 771/86 ne sanciva il primato, ai programmi di recupero stravolti da una gestione discrezionale delle sub-concessioni in deroga che hanno trasformato gli antichi rioni in un “non luogo”.
La città ha bisogno di interventi complessivi in vari settori, in questo intervento vogliamo sottolineare l’esigenza, il bisogno di una Pianificazione della città, completamente diversa dal passato, elaborando un Piano Strategico, un Piano Strutturale e un diverso Regolamento Urbanistico, che ci possono far tornare a quel periodo che ha rappresentato un esempio di pianificazione a livello nazionale, che la storia della città indica e ricorda come “laboratorio di urbanistica”. In caso contrario sarebbe meglio non parlarne più, è storia passata, è un lontano ricordo, ed evitiamo di prenderci in giro. E’ giusto ricordare che il pessimo Regolamento Urbanistico, approvato con grande enfasi (in quattro mesi) nel 2021 dall’amm.ne Bennardi, era una pessima proposta di R.U. del 2013 dell’amm.ne Adduce, adottato dall’amm.ne De Ruggieri con delibera n°23 del 13.04.2018. La nostra proposta è che tutto vada radicalmente cambiato e improntato ad interventi che azzerino tutte le previsioni di sviluppo edilizio negli spazi aperti in ambito urbano, per destinarli a servizi, verde e luoghi di socialità, indirizzando gli strumenti urbanistici alla riqualificazione e rigenerazione dei quartieri, degli spazi degradati, dismessi o sottoutilizzati, di immobili abbandonati o mai ultimati. Delineare una invalicabile linea rossa attorno alla città costruita, oltre la quale non si può più costruire, per mettere fine all’espansione e arrestare il consumo di suolo, per ristabilire un confine netto tra città e campagna. Una proposta senza possibilità di deroga alcuna.
“L’uso del territorio, e le sue trasformazioni, devono essere ordinati al maggior benessere di tutti gli abitanti del pianeta, presenti e futuri: la città dei cittadini, e non la città della rendita. La città non è comprensibile se non si tiene sempre presente lo stretto legame tra le sue tre dimensioni, – urbs, civitas, polis -, la città come sistema di strutture fisiche, di relazioni sociali, di capacità politica.” (Edoardo Salzano).
Ora che conosciamo i nomi dei candidati alla carica di sindaco e le liste e le coalizioni che li sostengono, chi tra loro vorrà esprimersi in tal senso? Chi vorrà assumersi l’impegno di un profondo cambiamento nel modello di Pianificazione e dirlo ora? O assisteremo, cambiando gli attori, ad un ulteriore assalto al territorio e all’ennesimo fallimento?