“Oggi più che mai la nostra mobilitazione deve stare ancorata nella difesa dei pilastri della nostra Costituzione, prima che sia troppo tardi. L’orrore che si sta consumando a Gaza é intollerabile. Questa non è guerra, è massacro e sterminio di un intero popolo con il silenzio del mondo e in particolare del governo italiano che non ha assunto alcuna posizione. Di fronte a tutto ciò faccio un appello a tutte le forze politiche democratiche progressiste affinché venga indetta subito una manifestazione nazionale per fermare questo massacro”. Così il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa, in apertura dell’assemblea generale del sindacato dei pensionati della Cgil lucana oggi a Potenza, alla presenza del segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega e del segretario dello Spi Cgil nazionale, Stefano Landini. All’ordine del giorno i referendum dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza, che per Summa si legano direttamente alla crisi della democrazia in Italia e in Occidente.
“L’umanità – ha detto il dirigente sindacale – è minacciata dalle dittature e dalla crisi della democrazia. Crisi generata dalle diseguaglianze e dalla debolezza della sinistra in tutta Europa e nel mondo, un processo lungo che ha portato le estreme destre ad occupare parti importanti del governo del mondo: dagli Stati Uniti a parte dell’Europa, compreso il nostro paese. In questo scenario il referendum è un’occasione da non sprecare per dimostrare al governo che non è la maggioranza del paese. La posta in gioco è molto alta: il non raggiungimento del quorum renderebbe inutilizzato l’unico strumento ancora integro rimasto a sorregge la democrazia costituzionale nata dalla Resistenza. Da un lato l’abbattimento della partecipazione elettorale, dall’altro la progressiva assenza delle persone dai luoghi e dai contesti nei quali sarebbe possibile l’esercizio della cittadinanza attiva in ogni momento dell’agire politico, hanno determinato progressivamente una grande crisi della partecipazione. Ma non può sottacersi che questo risponde a un disegno politico di chi ha governato e di chi governa, anche grazie a un costante e martellante gioco mediatico che genera equivoci, falsità e ignoranza. Ciò nonostante c’è un movimento che cresce e che si alimenta del silenzio imposto e della rimozione sistematica. Come Spi Cgil siamo in campo da mesi in tutti i comuni della Basilicata e in queste ultime settimane la nostra presenza sui territori sarà intensificata per raggiungere il quorum. E sicuramente il primo giugno, la presenza del segretario generale Cgil nazionale a Potenza, Maurizio Landini, sarà un’ulteriore occasione di mobilitazione per raggiungere il quorum. Ma il voto ai referendum rappresenta molto di più. Il ddl sulla sicurezza, come testimoniato ulteriormente dai fatti che si sono consumati ieri con la polizia che ha caricato sui manifestanti a Roma, indicativi di una pericolosa deriva autoritaria, rappresenta un attacco alla democrazia e alle libertà di manifestazione. Per queste ragioni il voto dell’8 è 9 giugno serve sì a cancellare le norme che hanno precarizzato il lavoro, ma è anche un voto per la democrazia e la libertà.
I cinque quesiti referendari sulla lotta alla precarietà, sul diritto a un reintegro reale in caso di licenziamento illegittimo, sulla sicurezza in appalto, sulla responsabilità delle imprese in caso di infortunio, sulla cancellazione dei vincoli al diritto alla reintegrazione, sul dimezzamento dei tempi per richiedere la cittadinanza toccano nervi scoperti del mondo del lavoro italiano, sono per chi lavora, per chi un lavoro non lo ha o lo ha perso, per chi è precario, per chi si ammala o muore sul posto di lavoro senza che nessuno paghi. Non sono tecnicismi – ha detto – sono la traduzione concreta del principio costituzionale che fa del lavoro la base della Repubblica”.
Da qui le forti critiche a chi invita a disertare le urne ” che non teme il fallimento del quorum, ma la partecipazione. La chiave per riuscire a contrastare questo programma è una sola – ha proseguito – tenere insieme questione democratica e questione sociale, a partire dall’emergenza salariale. Una questione sociale che, da decenni, sta svuotando dall’interno le nostre istituzioni democratiche, con larghe fasce di popolazione che ormai non vanno nemmeno più a votare, perché ritengono che chiunque governi le loro condizioni materiali, di vita e di lavoro, non miglioreranno. Dobbiamo convincere le cittadine e i cittadini che si tratta di un’opportunità da non lasciarsi sfuggire perché, senza deleghe in bianco a nessuno, direttamente con il proprio voto, possiamo cambiare davvero le cose e contribuire a costruire un’Italia diversa da quella che abbiamo di fronte oggi: un’Italia più unita, più libera e più giusta”.
L’impegno dello Spi Cgil continua non solo sui referendum ma su tutta la piattaforma dello Spi: dalla salvaguardia della memoria e della democrazia alla previdenza, al welfare e alla sanità, in particolare sul diritto all’abitare. Sulla sanità Summa ha espresso forti critiche al governo regionale della Basilicata: “Il presidente Vito Bardi, da sei anni al governo della Regione, ha di fatto smantellato l’intero sistema sanitario pubblico. Il 7% dei lucani rinuncia alle cure; ammonta a 260 milioni di euro (ultimo biennio) il costo pagato per i lucani che si curano fuori; sono 100 i milioni di euro (ultimo biennio) delle compensazioni petrolifere utilizzate per il deficit in sanità; 150 i milioni di euro di investimenti in ritardo per case e ospedali di comunità e apparecchiature. L’Istat ci dice che la sanità in Basilicata non gode di buona salute. La realtà mangia le chiacchiere. E dobbiamo dire un grande grazie al personale sanitario che regge la complessità della situazione, nonostante da anni vi sia una totale assenza di programmazione. Di fronte a questo quadro – ha concluso – serve una forte opposizione sociale, prima che sia troppo tardi”.