Si è tenuto questa mattina, presso il Palazzo del Consiglio Regionale della Basilicata, un momento di confronto e approfondimento sulle strategie di prevenzione e contrasto ai fenomeni dell’usura e del racket, minacce concrete al tessuto sociale ed economico della nostra Regione. L’evento, promosso dalla Fondazione Interesse Uomo in collaborazione con ANCI Basilicata, ha voluto rilanciare l’impegno delle istituzioni a un anno dalla sottoscrizione della Carta della Legalità, firmata nell’ottobre del 2023 nella sala consiliare della Provincia di Potenza dal presidente dell’amministrazione provinciale Christian Giordano, dai sindaci dei Comuni del potentino e dal presidente della Fondazione Nazionale Antiusura “Interesse Uomo Onlus” don Marcello Cozzi, alla presenza del Commissario nazionale per le iniziative antiracket e antiusura e del Prefetto di Potenza.
All’incontro hanno partecipato autorevoli rappresentanti delle istituzioni, tra cui il Prefetto di Potenza Michele Campanaro, il Presidente della Provincia di Potenza Christian Giordano, il Presidente di ANCI Basilicata Gerardo Larocca, il Commissario regionale antiracket e antiusura Luigi Gay, il Presidente della Fondazione Interesse Uomo don Marcello Cozzi e, Emanuele Desina, dell’ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio che ha portato i saluti del Presidente Marcello Pittella, attualmente impegnato in missione istituzionale in Brasile con la Commissione lucani nel mondo.
Desina ha messo in evidenza il significato di questo confronto “Per rinnovare l’impegno del Consiglio Regionale, che ha scelto di essere presente con atti concreti su una tematica così sensibile come quella della legalità. Attraverso due interventi legislativi, la legge regionale n. 41 e la n. 42 del 2021, successivamente perfezionate nel 2025, sono stati istituiti l’Osservatorio regionale sulla legalità e sulla criminalità organizzata di stampo mafioso e quello sui beni confiscati alla criminalità organizzata, con l’obiettivo di restituire alla comunità, allo Stato e ai cittadini quella percezione di presenza istituzionale che è fondamentale. Ritengo che questo rappresenti non solo un passaggio significativo, ma anche un rinnovato impegno su un tema delicatissimo, che tocca da vicino la nostra Regione. Non possiamo ignorare – ha sottolineato – come fenomeni quali l’usura, l’estorsione e il racket continuino a colpire in maniera subdola il nostro territorio, aggravando la situazione soprattutto in un contesto segnato da difficoltà economiche. Questi fenomeni non si limitano a danneggiare il tessuto imprenditoriale, ma incidono profondamente anche su quello sociale, colpendo famiglie e cittadini, minando sia le loro risorse economiche che la loro fiducia nello Stato. Di fronte a questo, le istituzioni devono ergersi a tutela dei più fragili, facendo scudo per famiglie, imprese e cittadini. Le azioni messe in campo dalla Regione Basilicata si muovono proprio in questa direzione: costruire una presenza concreta, capace di offrire protezione e restituire speranza”
Il prefetto di Potenza Campanaro ha dichiarato che “Parlando dei reati di usura ed estorsione, i numeri disponibili potrebbero far pensare che il fenomeno sia sotto controllo. In realtà, siamo sempre stati convinti – non solo qui a Potenza, ma anche seguendo le indicazioni del Commissario straordinario del Governo per le iniziative antiracket e antiusura – che si tratti di fenomeni caratterizzati da un fortissimo allarme sociale, ma allo stesso tempo molto difficili da far emergere. Tendono a restare sottotraccia, e questo è evidente anche analizzando i dati relativi alle denunce presentate alla fine del 2024. Per quanto riguarda l’estorsione, si registrano 44 denunce in tutta la provincia, contro le 42 dell’anno precedente: un leggero incremento, sì, ma che non restituisce la reale portata del problema. Ancor più preoccupante è la situazione legata all’usura, un fenomeno ancora più insidioso e silenzioso. Alla fine del 2024 risultava una sola denuncia per usura: un dato che non può che allarmare. È evidente che occorre lavorare in modo deciso per far emergere questi fenomeni. Come ha sottolineato il Commissario straordinario del Governo, non possiamo basarci esclusivamente sul numero delle operazioni di polizia giudiziaria – che pure ci sono state e con risultati significativi anche nella nostra provincia – per valutare la presenza effettiva di usura ed estorsione. Esistono infatti altri indicatori, ben messi in evidenza da un’importante indagine statistica condotta nel 2024 dal Commissario Nicolò, in collaborazione con Istat e Bankitalia. Questa ricerca ha evidenziato un rapporto diretto tra l’incidenza di questi reati e le condizioni economiche e sociali dei territori, come il livello di solvibilità delle famiglie e situazioni di disagio economico. In un contesto come il nostro, dove i tassi di occupazione non sono particolarmente elevati, questi dati ci fanno riflettere: la presenza dei fenomeni usurari ed estorsivi è molto più ampia di quanto emerga dalle denunce. Occorre quindi rafforzare l’impegno interistituzionale e costruire una vera rete di contrasto, facendo quel salto di qualità necessario per stimolare quella che i tecnici definiscono la ‘cultura della denuncia’. Le vittime devono essere messe nelle condizioni di segnalare e denunciare, perché il nostro sistema normativo si basa su questo presupposto. Anche i sostegni economici e le agevolazioni previsti per le vittime si attivano solo in presenza di una denuncia, che viene registrata sulla piattaforma STEP, gestita dal Comitato di Solidarietà presso l’Ufficio del Commissario del Governo. Il contrasto a questi fenomeni richiede l’impegno costante e condiviso di tutti”.
Gay ha posto invece l’accento sul ruolo del Comitato antiracket e antiusura regionale che svolge un’importante funzione di prevenzione nei confronti dei fenomeni dell’usura e dell’estorsione. “Il problema principale – ha affermato – è che, purtroppo, le persone non sempre scelgono di presentare denuncia. Per questo, applichiamo la legge regionale in modo concreto, cercando di intervenire in una fase preventiva, quando le persone si trovano in difficoltà economiche e rischiano di diventare vittime di usura. Occorre fornire un supporto concreto a chi, per far fronte a spese necessarie, si trova in condizioni di vulnerabilità. Il fondo regionale, pur con risorse limitate, ha un ruolo significativo. Le organizzazioni ascoltano ogni anno un centinaio di persone, anche se i limiti imposti dalla legge regionale e le condizioni che essa prevede fanno sì che solo una parte delle richieste possa essere accolta: in media, tra il 20% e il 25%. Ciononostante, siamo presenti sul territorio. E proprio l’incontro di oggi, promosso – direi doverosamente – da don Marcello Cozzi, rappresenta un’occasione importante per raccogliere ulteriori testimonianze, conoscere meglio le paure e le resistenze che incontrano i cittadini, e fornire strumenti utili anche agli amministratori locali coinvolti nella Carta della Legalità, affinché possano, nei limiti delle iniziative previste, offrire risposte concrete.
Per Don Cozzi “La preoccupazione più grande riguarda il fatto che l’aspetto criminale di queste vicende rimane nascosto. Mi spiego meglio: non ci sono denunce. Ovviamente non siamo noi a raccoglierle, non è compito nostro, ma delle autorità competenti. Tuttavia, ciò che osserviamo – e che purtroppo accade spesso – è che le persone si rivolgono a noi soltanto quando non ce la fanno più, quando si sentono abbandonate e non trovano alcun aiuto. A quel punto raccontano di essersi affidate a ‘amici di amici’. Non è chiaro cosa significhi esattamente, ma possiamo intuire che dietro quel linguaggio si nascondano dinamiche preoccupanti. Ancora una volta, quindi – ha precisato il Presidente della Fondazione – ci troviamo di fronte a un dato sconfortante: zero denunce. E non è un dato isolato, limitato alla nostra realtà locale, ma un fenomeno che riguarda molte aree del Paese. Allo stesso tempo, assistiamo a un aumento delle situazioni di indebitamento, con famiglie sempre più in difficoltà. Il sistema di welfare non riesce a sostenere come dovrebbe chi vive queste fragilità, e dunque c’è davvero molto da fare. C’è però una dimensione culturale su cui possiamo e dobbiamo lavorare. Le istituzioni, da questo punto di vista, possono essere alleate preziose dei cittadini. L’aspetto culturale resta fondamentale, e come Fondazione ci impegniamo da sempre a incidere proprio su questo fronte: promuovere l’educazione finanziaria, la consapevolezza nella gestione del debito, l’equilibrio nell’uso del denaro. Sono strumenti essenziali per prevenire certe situazioni. Allo stesso tempo, c’è bisogno che le istituzioni e gli enti locali siano davvero più vicini, non tanto a noi come Fondazione, ma ai cittadini. Perché la pressione fiscale è sempre più opprimente, i redditi sono sempre più bassi, il mercato del lavoro è instabile”.
Nel corso dell’incontro è stata ribadita l’urgenza di non abbassare la guardia di fronte a fenomeni criminali che, approfittando della crisi economica e dell’indebitamento crescente di famiglie e imprenditori lucani, si insinuano silenziosamente nel tessuto locale. La giornata odierna è stata l’occasione per rilanciare gli impegni della Carta per la legalità, valutare le azioni già messe in campo e rafforzare la rete di collaborazione tra enti locali, associazioni e mondo produttivo. In un contesto in cui nessun territorio può dirsi immune, è fondamentale continuare a costruire una comunità coesa, vigile e responsabile, capace di proteggere chi resiste e di offrire strumenti concreti per non lasciare indietro nessuno.
Usura in Basilicata: Don Cozzi (Fondazione Interesse Uomo): “Fenomeno sommerso, troppe richieste di aiuto ma mancano le denunce. Serve una risposta più concreta dalle istituzioni”
L’usura in Basilicata esiste, anche se non sempre si vede o non si vuole vedere. Non perché il fenomeno non ci sia,ovviamente, ma perché spesso resta sommerso, nascosto dalla vergogna, dalla paura, dall’assenza di denunce. A lanciare l’allarme è ancora una volta don Marcello Cozzi, presidente della Fondazione Interesse Uomo, e questa volta lo ha fatto nel corso di un incontro organizzato proprio dalla Fondazione e da Anci Basilicata nella sala B del Consiglio Regionale della Basilicata, per fare il punto sulla Carta per la Legalità, siglata con i Comuni della Provincia di Potenza un anno e mezzo fa.
«Stiamo cercando davvero di fare di tutto per sensibilizzare – ha dichiarato Don Cozzi –. Non ultimo, appunto, l’incontro di questa mattina e quel patto sottoscritto con i Comuni. Ci stiamo inventando di tutto per aiutare le persone a uscire allo scoperto, ma serve una risposta più pronta e più positiva da parte delle istituzioni.»
Un impegno quotidiano che, però, spesso si scontra con la solitudine operativa. Le richieste di aiuto sono in costante aumento: «Ne riceviamo tantissime – ha sottolineato – e questo purtroppo significa che il bisogno è reale, diffuso, e che tante persone oggi faticano ad andare avanti. Ci troviamo ad assistere famiglie con stipendi minimi, redditi troppo bassi e condizioni sempre più difficili.»
La Fondazione, attiva a livello nazionale, continua ad ampliare la propria rete. «Abbiamo aperto nuovi sportelli in Basilicata, ma anche in Calabria e in Emilia-Romagna. La nostra è una fondazione nazionale – ha ricordato Don Cozzi – e stiamo rafforzando la collaborazione con le istituzioni dello Stato»
Ma non basta. Per Don Cozzi è evidente che anche il sistema di welfare debba essere ripensato: «Abbiamo bisogno che in questo Paese cambino alcuni meccanismi. Oggi tante persone si ritrovano sole. Noi la nostra parte la facciamo, ma spesso ci ritroviamo solo a tappare i buchi.»
Il messaggio è chiaro: per contrastare davvero usura ed estorsione non bastano le parole o gli impegni sottoscritti. E questo vale anche per la Carta per la Legalità protagonista dell’ibniziativa promossa in Regione e che, come ha fatto rilevare anche il Prefetto di Potenza Michele Campanaro, ha visto una scarsissima partecipazione da parte delle amministrazioni locali. «Serve una mobilitazione concreta, costante, che coinvolga tutti: fondazioni, istituzioni, sindaci, società civile. Solo così, e insieme, sarà possibile rompere il silenzio e dare risposte reali a chi vive nel bisogno».
All’incontro hanno partecipato anche il presidente dell’ANCI Basilicata Gerardo La Rocca, il presidente della Provincia di Potenza, Christian Giordano, Emanuele Desina, dell’ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio e Luigi Gay, commissario regionale antiracket e antiusura.
«Come precisato anche dal commissario Luigi Gay- continua don Cozzi- la legge regionale opera principalmente sul piano della prevenzione, con l’obiettivo di intercettare il fenomeno dell’usura prima che degeneri. Ma, ribadiamo, il ruolo fondamentale delle amministrazioni locali nel contrasto all’illegalità, perchè accanto al sistema di repressione che agisce dopo, è fondamentale un civismo diffuso di cittadini e istituzioni».
Giordano (Presidente Provincia di Potenza): “La promozione della legalità è una responsabilità collettiva che richiede l’impegno di tutti”
Lotta contro l’usura e l’estorsione al centro dell’incontro svoltosi nella Sala B del Consiglio Regionale della Basilicata a diciotto mesi dalla firma della “Carta per la Legalità”. Un’occasione per valutare i progressi raggiunti e pianificare nuove strategie, con l’obiettivo di rendere la legalità una pratica quotidiana.
I Comuni e gli enti territoriali rivestono un ruolo centrale in questo percorso. Sono loro, le amministrazioni più vicine ai cittadini, a guidare la battaglia per la prevenzione e il sostegno, diventando il primo baluardo contro l’infiltrazione criminale, come ha sottolineato il Presidente della Provincia di Potenza, Christian Giordano: “Senza il coinvolgimento attivo dei Comuni, è impensabile costruire un argine solido contro chi vuole imporre un clima di paura e sopraffazione e contrastare un fenomeno che evolve continuamente. Se una volta l’immagine dell’estorsore era legata a minacce tangibili, oggi emergono modalità più sottili. Il ricatto psicologico, la pressione economica e l’uso manipolativo delle nuove tecnologie sono armi altrettanto pericolose, capaci di mantenere le vittime in una condizione di vulnerabilità e dipendenza. Queste nuove pratiche, meno appariscenti ma non meno devastanti, richiedono un coordinamento ancora più stretto tra istituzioni e cittadini. Come Provincia continueremo ad adempiere a quanto scritto nella “Carta per la Legalità” coinvolgendo anche gli altri sindaci del territorio.
La paura è il primo nemico della giustizia – prosegue Giordano – È doveroso lavorare per la diffusione di una cultura della legalità e, soprattutto, del coraggio di denunciare, fondamentale per spezzare questo circolo vizioso. È molto più semplice operare avallando certi meccanismi, ma dobbiamo reagire, dobbiamo opporci a questi sistemi.
Come in un grande mosaico, dove il disegno finale prende forma solo dall’unione di tutti i pezzi, per combattere la criminalità è necessario unire le forze, con la consapevolezza che ognuno di noi è un tassello indispensabile.