Legambiente: “Progettare e realizzare impianti fatti bene. Rafforzare la partecipazione e i legami con i territori per superare storture e pregiudizi. Puntare ad un piano industriale fondato sulle fonti rinnovabili e le filiere connesse, per creare sviluppo e lavoro”
In Italia negli ultimi 20 anni le rinnovabili, così come le buone pratiche energetiche, registrano una lenta ma importante crescita e diffusione. La conferma arriva dai dati del nuovo report di Legambiente “Comuni Rinnovabili”, realizzato in collaborazione con il GSE e arrivato alla sua XX edizione, dalle oltre 350 esperienze virtuose censite in questi anni.
I numeri parlano chiaro: nella Penisola dal 2004 al 2024 le rinnovabili sono passate da 20.222 MW a 74.303 MW di potenza efficiente netta installata, con una media pari a 2.704 MW l’anno, Dati sicuramente importanti ma su cui, per Legambiente, è fondamentale accelerare il passo visti i ritardi accumulati rispetto all’obiettivo 2030 e gli importanti benefici, tra cui quelli occupazionali e sulle bollette che genera questo settore. L’Italia con 212mila persone è in Europa al secondo posto, dopo la Germania, per persone occupate nel settore delle rinnovabili. Oltre la metà, 135 mila, sono impiegate nel settore delle pompe di calore nel quale la Penisola detiene il primato assoluto per impiego tra i paesi dell’UE. Eolico e fotovoltaico in Italia valgono invece, rispettivamente, 9mila e 26,5mila posti di lavoro.
“Nel 2024, a livello mondiale, – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – il mercato delle fonti pulite ha fatto registrare maggiori investimenti di quelli delle fossili. Un dato importante che, insieme a quello di Comuni Rinnovabili, indica chiaramente quale sia la strada da seguire. Per contrastare la crisi climatica e ridurre il costo delle bollette, è fondamentale che l’Italia acceleri la realizzazione di impianti a fonti pulite, ma anche di reti, accumuli, efficienza energetica, elettrificazione dei consumi termici e di quelli legati alla mobilità. Servono, inoltre, politiche nazionali, regionali e comunali in grado di accogliere la trasformazione in corso, lavorando anche sull’accettabilità sociale e su una maggiore partecipazione dei territori, snellendo gli iter autorizzativi e rimuovendo quegli ostacoli burocratici e i decreti sbagliati che ad oggi ne frenano lo sviluppo, come quello sulle Aree idonee che la recente sentenza del TAR del Lazio ha sostanzialmente smontato. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica non faccia ricorso al Consiglio di Stato e corregga speditamente il decreto per recuperare il tempo perso nell’ultimo anno”.
“Il nostro Paese – aggiunge Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente – deve assolutamente accelerare il passo, visto il grande potenziale e l’interesse che le imprese hanno nel voler realizzare impianti. Basterebbe guardare a cosa accade in Paesi come Spagna e Germania dove, grazie ad una produzione da rinnovabili che supera il 60%, le bollette elettriche sono decisamente più basse di quelle italiane, ma anche di un Paese nucleare come quello francese. Una percentuale a portata di mano di mano per l’Italia e raggiungibile in poco tempo, anche grazie al prezioso lavoro di tante imprese che ancora scommettono sul nostro Paese. Per far ciò serve una buona dose di coerenza e coraggio, la stessa che in questi anni stanno dimostrando di avere già da tempo le tante buone pratiche che abbiamo censito ma anche le comunità energetiche che abbiamo premiato oggi.”
Obiettivo 2030 e ritardi rispetto alle sorelle europee: A preoccupare sono anche i ritardi dell’Italia rispetto all’obiettivo 2030 Un obiettivo lontano dato che con le installazioni degli ultimi quattro anni il Paese ha raggiunto appena il 24,1% dell’obiettivo
Proposte Legambiente: Di fronte a questa fotografia Legambiente, tra le 12 proposte fatte al Governo, chiede in primis di rivedere al più presto il Decreto sulle Aree Idonee, vista anche la sentenza del TAR Lazio che toglie opportunamente la discrezionalità alle Regioni sul tema. Rivedere il decreto Agricoltura, prevedendo la possibilità di poter realizzare impianti sui terreni agricoli non produttivi, in quelli degradati o inquinati. Accelerare gli iter autorizzativi per velocizzare la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili, a partire dalle attività di repowering degli impianti eolici già esistenti. Attuare al più presto politiche di accelerazione per la realizzazione dei grandi impianti e valorizzare le filiere industriali collegate alle rinnovabili proprio con l’obiettivo di trasformare la crisi energetica e climatica in un’opportunità per il Paese e per i territori.
Le Rinnovabili in Basilicata
In Basilicata sono presenti (fino a tutto il 2024) circa 2370 MW di potenza installata da fonti rinnovabili pari al 3,2% del totale nazionale. La potenza installata di eolico è pari a circa 1520 MW (64% del totale regionale), solare fotovoltaico circa 625 MW (26% del totale regionale), idroelettrico 135 MW (5,7% del totale), bioenergie 93,4 MW (poco più del 4% del totale). Nel 2023 sono stati installati 150 MW circa di nuova potenza rinnovabile (erano 130 MW circa nel 2023). La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è di circa 4500 GWh pari a circa il 4% del totale nazionale e a circa il 90% del totale dell’energia elettrica prodotta sul territorio regionale.
Rispetto agli obiettivi stabiliti dal Decreto Aree Idonee del Ministero dell’Ambiente del 21 giugno 2024, la Basilicata dovrebbe raggiungere al 2030 circa 4000 MW di potenza da rinnovabili installata con una media quindi di 270 MW all’anno per i prossimi 6 anni (compreso il 2025)
A livello di singoli comuni per potenza installata nelle due principali fonti rinnovabili spiccano per l’eolico il comune di Melfi (dove è installato il 18% della potenza eolica regionale) e il comune di Banzi (6% della potenza eolica totale), mentre per il solare i comuni più virtuosi sono Ferrandina (con il 12% del solare regionale installato) e Matera (11%). Se ci riferiamo invece alla potenza installata per abitante in testa ci sono Banzi (74 Kw/abitante) e Brindisi di Montagna (73,5 Kw/abitante).
“Come nel resto d’Italia, anche in Basilicata gli impianti vanno fatti rapidamente per rispettare gli obiettivi stabiliti e vanno fatti bene – dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata. Vanno progettati correttamente sotto tutti gli aspetti in modo che siano ben integrati nei contesti in cui sono inseriti e per questo è fondamentale il confronto con le comunità e i territori.”.
“La crisi climatica ed energetica e il rincaro delle bollette – conclude Lanorte – si affrontano puntando sulle rinnovabili, non su gas e nucleare. Vanno accelerati gli iter autorizzativi e potenziati gli uffici che valutano e autorizzano i progetti, va potenziato il sistema di norme e regole che faciliti la realizzazione di impianti in un quadro autorizzativo trasparente, ma serve anche una rivoluzione culturale che consideri questa transizione un’occasione di investimento, sviluppo e lavoro per i territori”.