Concerto “Le quattro stagioni piano recital” con Scipione Sangiovanni – VivaVerdi Multikulti – Le Monacelle – Matera

Concerto “Le quattro stagioni piano recital” con Scipione Sangiovanni – VivaVerdi Multikulti – Le Monacelle – Matera

Sabato 25 ottobre 2025 alle ore 20,30 nel complesso Le Monacelle in via Riscatto 9 a Matera è in programma il concerto di pianoforte solo di Scipione Sangiovanni, che proporrà “Le quattro stagioni piano recital” dedicato ad Antonio Vivaldi e Astor Piazzolla per VivaVerdi Multikulti di Arterìa a Matera. Di seguito i particolari.

Il programma: Antonio Vivaldi (1678 – 1741) Le Quattro Stagioni: “La primavera”; “L’estate”; “L’autunno”; “L’inverno”. Astor Piazzolla – Las cuatro estaciones porteñas: 1. Primavera Porteña; 2. Verano Porteño; 3. Otoño Porteño; 4. Inverno Porteño (nelle trascrizioni per pianoforte solo di Scipione Sangiovanni)

Note critiche:  a cura del chitarrista e musicologo Ettore Scandolera (Dottorato di Ricerca presso il Conservatorio “Duni” di Matera – “Al di là del paesaggio sonoro: prospettive musicologiche nella mappatura sonora degli ecosistemi e nell’interpretazione del territorio”):
Poche opere nella storia della musica hanno saputo imprimersi nell’immaginario collettivo con la forza e la riconoscibilità delle Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi. Pubblicati ad Amsterdam nel 1725 come parte della raccolta Il cimento dell’armonia e dell’inventione, i quattro concerti – La primavera, L’estate, L’autunno e L’inverno – incarnano una delle più affascinanti esperienze di musica descrittiva del Settecento. A distanza di oltre due secoli, il compositore argentino Astor Piazzolla raccoglie questa eredità e la reinterpreta in chiave moderna con le sue Cuatro estaciones porteñas, un ciclo di tanghi che trasporta il medesimo concetto nelle atmosfere vibranti e malinconiche di Buenos Aires.
Antonio Vivaldi (Le Quattro Stagioni) – Vivaldi apre la strada a una forma di narrazione musicale in cui il concerto diventa pittura sonora. I quattro brani sono accompagnati da sonetti, probabilmente scritti dallo stesso autore, che guidano l’ascolto attraverso immagini naturalistiche: il canto degli uccelli, i temporali estivi, le feste della vendemmia, i venti gelidi dell’inverno. Concerto n. 1 in Mi maggiore, RV 269 (La primavera) – Il primo concerto celebra il risveglio della natura. Nel brillante Allegro iniziale il violino solista imita il canto degli uccelli, mentre violente raffiche di archi rievocano i tuoni della tempesta. Segue un Largo e pianissimo sempre di grande intensità lirica: una pastorale intima, dove il solista culla l’ascoltatore con linee melodiche morbide. Il movimento finale, Allegro pastorale, restituisce un clima di gioiosa danza campestre. Concerto n. 2 in Sol minore, RV 315 (L’estate) – Qui Vivaldi porta l’espressività a un livello drammatico: l’Allegro non molto è dominato dalla calura opprimente, interrotta dal minaccioso sopraggiungere di nubi. Nel secondo movimento (Adagio e piano – Presto e forte) si alternano momenti di quiete e improvvise folate di vento, fino alla tempesta conclusiva (Presto), che travolge con un vortice di energia ritmica. Concerto n. 3 in Fa maggiore, RV 293 (L’autunno) – L’autunno vivaldiano è festa e abbondanza. Il primo movimento (Allegro) descrive i canti e le danze della vendemmia; nel Adagio molto i violinisti evocano il sonno pesante di chi si è abbandonato al vino. Il Allegro finale celebra la caccia: squilli musicali e rapidi passaggi virtuosistici trasformano l’orchestra in un paesaggio sonoro animato. Concerto n. 4 in Fa minore, RV 297 (L’inverno) – Con L’inverno Vivaldi porta la scrittura descrittiva a vertici di suggestione: il primo Allegro non molto raffigura il gelo pungente e i denti che battono per il freddo. Il Largo centrale è un’oasi lirica, dove il calore del fuoco contrasta la rigidità esterna. Il finale (Allegro) restituisce l’immagine di ghiaccio, vento e scivolate, in una danza tra pericolo e gioco.
Astor Piazzolla (Las cuatro estaciones porteñas) – Composte tra il 1965 e il 1970, le Cuatro estaciones porteñas di Piazzolla non nascono come ciclo unitario, ma come tanghi distinti scritti per il suo ensemble. Solo in seguito furono riuniti e accostati alle Stagioni vivaldiane, anche grazie a trascrizioni per orchestra d’archi e violino solista che evidenziano i punti di contatto tra i due mondi. Il termine porteño richiama gli abitanti di Buenos Aires, sottolineando l’ambientazione urbana di queste “stagioni” moderne: non più la natura campestre, ma il respiro vitale della metropoli argentina. Primavera Porteña mescola energia ritmica e improvvise sospensioni liriche, evocando la vitalità della primavera ma in una chiave urbana, intrisa di malinconia. Verano Porteño è forse il brano più celebre: un’estate febbrile, carica di passione, costruita su contrasti tra momenti di slancio impetuoso e improvvisi rallentamenti meditativi. Otoño Porteño esprime un’atmosfera nostalgica, quasi crepuscolare, in cui l’eleganza melodica si intreccia a spigolosità ritmiche. Invierno Porteño non è un inverno di gelo naturale, ma piuttosto di solitudine interiore: un lirismo intenso, punteggiato da ritmi taglienti, restituisce la percezione emotiva di una stagione vissuta nell’anima più che nella meteorologia.
Il dialogo tra Vivaldi e Piazzolla, al di là della distanza storica e stilistica, mette in luce la perenne vitalità del tema delle stagioni. Nel primo, la natura barocca diventa teatro di invenzioni musicali e immagini sonore; nel secondo, la città moderna e la dimensione intima del tango si fanno veicolo di emozioni universali. Entrambi, però, trasformano il fluire del tempo e delle stagioni in una narrazione che continua a parlare con immediatezza all’ascoltatore di ogni epoca

Data

Ott 25 2025
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