Uilm Basilicata: la Basilicata del lavoro e della sicurezza, c’è ancora troppa strada da fare. Di seguito la nota integrale.
La Basilicata del lavoro e della sicurezza: ancora troppa strada da fare Il 2025 si è aperto in continuità con il 2024. Una piccola regione come la nostra, la Basilicata, continua a fare i conti con un tema che dovrebbe essere centrale: la sicurezza sul lavoro. E invece, resta ancora uno dei problemi più gravi e irrisolti. La nostra terra ha pagato, e continua a pagare, un prezzo altissimo in termini di vite spezzate: morti nei luoghi di lavoro, infortuni nel tragitto casa-lavoro, malattie professionali spesso sottovalutate, quando non apertamente negate. Ancora oggi, quando si chiede all’INPS di accertare il nesso tra il lavoro svolto e una malattia contratta, quella richiesta viene vista da troppe aziende come un affronto.Senza parlare della questione delle attività usuranti ! Tutti – istituzioni, imprese, sindacati, lavoratori – dovremmo mettere al primo posto il valore della vita. Solo con questo spirito possiamo affrontare e vincere una sfida tanto grande quanto urgente. Ma la realtà quotidiana è ben diversa. Nelle fabbriche si vive un altro mondo: si parla di tavoli permanenti, di proposte, di documenti… ma la cultura anche aziendale resta ferma. Il Documento di Valutazione dei Rischi, ad esempio – che dovrebbe essere la base della prevenzione – nella maggior parte dei casi non viene condiviso nella sua elaborazione con i rappresentanti dei lavoratori. In alcuni casi si fatica persino ad averne una copia o anche solo a visionarlo senza condizionamenti. Di cosa stiamo parlando, allora? Se non si parte da qui – dalla trasparenza, dal rispetto delle regole, dal riconoscimento del ruolo del sindacato nella tutela della sicurezza – tutto il resto è solo retorica. Ogni giorno, in Basilicata, affrontiamo una lunga serie di emergenze: strade fatiscenti, aree industriali abbandonate, mancanza di servizi sanitari adeguati… Siamo arrivati addirittura a “litigare” sull’allocazione del servizio 118 nella zona industriale di Viggiano/Grumento. La “strada della morte” di Melfi è ancora lì. L’area industriale di Melfi è addormentata nell’oblio. Le rotonde mancanti dell’area industriale di Viggiano/ Grumento ancora non ci sono. L’area industriale di Tito è solo un altro simbolo di degrado. Non è solo una questione tecnica. È una questione culturale. Ancora oggi, chi alza la voce per chiedere sicurezza viene visto come un disturbatore, un problema, un rischio per la stabilità. E chi denuncia qualcosa si trova spesso costretto a scegliere tra il diritto alla sicurezza e la paura di perdere il lavoro. Noi continuiamo a dire basta. Non servono tavoli vuoti. Serve la responsabilità di ciascuno di noi. E soprattutto, serve mettere la vita delle persone prima di ogni altra cosa. Pensiamo a Raffaele, lavoratore e padre, coinvolto in un grave infortunio in itinere. Pensiamo a Ferdinando, vittima di un infortunio atroce in fabbrica. E pensiamo a tutte le storie che restano nel silenzio. Noi, come UILM, continueremo a denunciare. Continueremo a pretendere rispetto. Continueremo a lottare, mettendo al centro della nostra azione il valore della vita. Perché la vita di un lavoratore vale più di qualsiasi altra cosa.