“Il nucleare non è la soluzione per la decarbonizzazione in Italia. Il governo Bardi sia coerente e accetti la sfida della transizione energetica, l’unica strada percorribile anche per salvare l’industria lucana già in crisi profondissima, acuita dai recenti dazi. Servono risposte adesso prima che si completi il processo di desertificazione in atto”.
Così il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega, giudicando negativamente il parere favorevole della Regione Basilicata al disegno di legge delega sul nucleare sostenibile nella sede della Conferenza Unificata.
“L’opzione nucleare – sottolinea Mega – presenta costi e rischi molto elevati, ha tempi di realizzazione incompatibili con quelli dell’azione climatica, enormi problemi di localizzazione e di accettazione sociale, di dipendenza e quindi insicurezza energetica nazionale e non rispetta l’esito dei due referendum in materia. C’è un grave problema democratico. Non è vero, come dice la presidente del Consiglio, che garantirà energia sicura, pulita, a basso costo capace di assicurare sicurezza energetica al paese. L’energia nucleare – prosegue Mega – ha costi molto più elevati di quella prodotta dalle fonti rinnovabili, come attestano l’agenzia internazionale per l’energia e molti altri studi: 170 $ al MWH contro 50 del fotovoltaico e 60 dell’eolico onshore. Inoltre, non è un’energia pulita e non garantisce sicurezza energetica perché l’Italia non ha l’uranio che sarebbe costretta ad importare”.
Per di più “le tecnologie nucleari di cui parla il Governo – sottolinea il segretario generale della Cgil Basilicata – non sono ancora disponibili e non lo saranno nei tempi necessari per garantire una efficace azione climatica. Il Paese ha bisogno di ridurre i costi energetici adesso, non fra 20-30 anni, e entro il 2040 dovremmo aver quasi completato la decarbonizzazione. Solo la transizione a un sistema 100% rinnovabili può garantire sicurezza energetica, energia a prezzi accessibili e rilancio della competitività delle imprese, specialmente quelle lucane che hanno incentrato gran parte della loro economia sul settore energetico. Quella del governo Meloni è un’impostazione regressiva e una linea politica che guarda pericolosamente al passato e che risponde alle logiche di lobbies fossili e nucleari anteponendole alle esigenze di contrasto al cambiamento climatico, sicurezza energetica nazionale, riduzione dei costi. Anche in considerazione del contesto geopolitico in continua e pericolosa evoluzione, della crisi industriale che lo scorso inverno ha segnato il 23esimo mese consecutivo di calo della produzione e della povertà energetica che colpisce 2,4 milioni di famiglie, il nostro Paese deve agire, con rapidità e determinazione, per accelerare la decarbonizzazione di tutti i settori economici.
E la Basilicata – aggiunge Mega – può essere protagonista di questo cambiamento. Visto il tracollo dell’automotive e che potrebbe determinarsi anche nel settore delle estrazioni petrolifere, deve spingere sul risparmio, sull’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili, sulla ricerca e sullo sviluppo delle produzioni a zero emissioni, contribuendo a ridurre la dipendenza energetica e tecnologica del Paese e il conseguente aumento dei prezzi legato all’instabilità e alla speculazione.
La strategia energetica lucana – conclude Mega – deve essere completamente rivista, provvedendo all’attivazione di un percorso di partecipazione democratica e politiche di giusta transizione per pianificare la transizione a un sistema 100% rinnovabili in tutti i settori, mettendo in campo investimenti, politiche industriali e fiscali, misure per evitare impatti sociali ed occupazionali negativi, creazione di nuova e buona occupazione. Il Governo Bardi convochi subito un confronto con le parti sociali e la società civile per definire modalità di governance partecipata, piano, misure e risorse per una giusta transizione”.

