Giuseppe Tralli: Il turismo senza dati della Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Finita l’estate, in Basilicata scatta il solito rito dei bilanci sul turismo a orecchio: “stava il casino”, “la piazza era piena”. A Matera quest’anno – a sentirli – gli albergatori brindano e i ristoratori piangono. La verità? Tocca aspettarla. Perché arriverà tra qualche mese grazie ad ISTAT. Peccato che li avremo quando la prossima stagione sarà già alle porte e le decisioni – mercati, scelte, budget – andranno comunque prese. A sensazione.
Il punto è semplice: il turismo è un’industria e come tale va governata. Servono capitali, organizzazione e strategia. Ma per determinarla, la strategia, servono i dati. E non solo di arrivi, presenze e permanenze. Serve capire da dove partono i flussi, se tornano, come si muovono, quanto spendono e come ripartiscono la spesa tra alloggio, ristorazione, trasporti, cultura, shopping. Solo così capisci se stai creando valore ( e dove e perché ) o stai semplicemente accompagnando il caso. Solo così decidi su quali mercati puntare e come. Su quali eventi.
Altrove non aspettano, ricercano le informazioni in autonomia. Il Veneto rileva e pubblica dati mensili e provvisori per destinazione: una bussola che funziona mentre la stagione accade, non mesi dopo. E per leggere in modo puntuale la spesa reale incrociano anche le transazioni delle carte di credito. Le politiche non si costruiscono più sulle sensazioni: si fanno sugli scontrini e sulle curve di domanda. La Puglia fa lo stesso. Il Trentino da anni fornisce tavole mensili sul comportamento di italiani e stranieri valle per valle. È la differenza tra promuovere al buio o modulare in tempo reale le strategie.
E la Basilicata? Come spesso avviene: un patrimonio enorme senza visione e metodo. Invece di investire nei soliti bandi a pioggia che garantiscono consenso immediato ma non nuovi flussi turistici, serve una scelta di visione per sostenere davvero gli operatori: un “Osservatorio del Turismo Lucano”. Una struttura che raccolga flussi, spesa e trend, incrociando dati amministrativi, piattaforme ricettive, carte di pagamento, ticketing culturale e della mobilità. E che restituisca tutto, in trasparenza, con dashboard pubbliche e modelli previsionali. Un motore che macina numeri e aiuta ad orientare le decisioni e verificarne il risultato. Insomma, come dovrebbe fare una regione moderna che vuole puntare sul turismo.
Certo, possiamo anche continuare a tirare avanti con la narrazione facile e il consenso a breve. Ma sappiamo come finisce: senza dati non c’è rotta. E senza rotta si sbaglia porto. Il conto? Lo pagano gli stessi operatori. Ed più salato di quanto recuperano dai bandi.

