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Geologi di Basilicata, modello geologico alla base della progettazione degli interventi di bonifica del SIN di Tito

La bonifica, il recupero ambientale e lo sviluppo del territorio i temi al centro del convegno svolto al CNR di Tito Scalo organizzato dalla Camera Forense Ambientale di Basilicata in collaborazione con l’IMAA-CNR, con il Dipartimento Giurisprudenza Federico II di Napoli, con l’Ordine dei Geologi di Basilicata e con l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Potenza.

Alla presenza di esponenti istituzionali, esperti del settore e rappresentanti degli ordini professionali si è parlato di normativa, metodologie d’intervento, progettazione e realizzazione di interventi per la bonifica di siti contaminati. In Basilicata sono due i siti che palesano questa situazione: l’area di Tito Scalo e l’area di Pisticci Scalo, criticità territoriali note sulle quali sono prossime o in atto azioni finalizzate alla eliminazione di sostanze inquinanti presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee, o per lo meno di ridurne la concentrazione entro i limiti di legge.
L’obiettivo finale delle bonifiche ambientali è quindi quello di salvaguardare l’ambiente e la salute pubblica attraverso il recupero e la riqualificazione di aree compromesse assegnando a questi spazi, luoghi e terreni un nuovo ruolo strategico nella pianificazione territoriale.
Il sito ex Liquichimica di Tito Scalo fa parte del Sito di Interesse Nazionale di Tito. Il sito di intervento, adibito in passato alla produzione di fertilizzanti, ricopre una superficie di 32 ettari circa e presenta una contaminazione estesa e complessa di soventi clorurati in falda, correlabile a sorgenti esterne poste a monte idrogeologico dello stesso. Il TCE, contaminante organico principale, è presente in falda in concentrazioni massime di oltre 10.000 µg/l (limite di legge fissato da D.Lgs. 152/06 pari a 1,5 µg/l). In relazione alla complessità dei processi produttivi succedutisi nel tempo, alla varietà di sostanze chimiche, dei prodotti di reazione e dei residui del processo ancora presenti in falda acquifera e alla complessità dei rischi di natura chimica associati alla contaminazione rilevata, l’attività di progettazione esecutiva basata su indagini specifiche che hanno consentito di definire in dettaglio la progettazione di una barriera idraulica con pozzi di emungimento di grande diametro, la progettazione dell’impianto di Trattamento Acque di Falda (TAF) e intervento di Biodegradazione Assistita (EB).
Il lavori sono stati appaltati nel dicembre del 2016 al Consorzio Integra con cooptato Falbit srl. Il Consorzio ha indicato Unirecuperi Srl di Reggio Emilia come impresa esecutrice dell’Appalto. La partecipazione attiva al convegno del geologo Giuseppe Maranci Responsabile dell’Area Bonifiche di Unirecuperi Srl e dell’ing. Mario Giella ha permesso una visita tecnica al’impianto TAF ubicato nell’area adiacente al CNR.

Gli obiettivi principali dell’intervento di bonifica sono essenzialmente 2: abbattere le concentrazioni di solventi clorurati nell’area sorgente mediante l’iniezione di substrati organici fermentabili direttamente in falda al fine di favorire i naturali processi di biodegradazione assistita in atto nell’acquifero e contenere la contaminazione entro i confini del sito mediante la realizzazione di una barriera idraulica collegata ad un impianto TAF fino al raggiungimento di concentrazioni, a valle della barriera, conformi alle concentrazioni Soglia di Contaminazione previste dal D.Lgs. 152/06 e s.m.i.

Le indagini eseguite hanno permesso di definire con estremo dettaglio il modello geologico del sito – afferma Gerardo Colangelo, Presidente dell’Ordine dei Geologi di Basilicata, la definizione dell’assetto idrogeologico del sottosuolo con presenza di più falde multistrato intercettate localmente in corrispondenza degli orizzonti semi-permeabili rappresentati da limi sabbioso-argillosi, la redazione della carta piezometrica e dell’asse di drenaggio principale. Fondamentale inoltre, sarà la fase di monitoraggio prevista in corrispondenza dell’area interessata dall’intervento EB e lungo il fronte della barriera idraulica prevista al confine del sito.

Negli ultimi anni è maturata la coscienza collettiva del rischio di contaminazione, divenuta oggi una vera e propria cultura ambientale che ha portato ad una sensibilizzazione crescente dei cittadini e degli addetti ai lavori. In particolare, è emersa la necessita di recuperare le aree ormai degradate e restituirle, rigenerate, a nuova vita, con l’impiego di tecnologie sostenibili che rispondano ad opportuni requisiti in termini di tempo di recupero ed economicità dell’intervento.
Chiaramente per fare ciò è obbligatorio predisporre un piano efficace per la bonifica del sito contaminato, le cui priorità sono dettate essenzialmente, dalla caratterizzazione geologica, geochimica e idrogeologica del sito, dall’individuazione e quantificazione dell’inquinante, dalle tecniche e metodologie d’intervento e dal risanamento ambientale del sito.

Il tema ambientale dei siti contaminati è tristemente diventato di grande attualità, basti pensare alle criticità legate all’ILVA di Taranto e alla terra dei fuochi in Campania per indicare i più noti.
In questo ambito di emergenze ambientali la scarsa disponibilità di risorse, le difficoltà amministrative legate alla gestione di queste enormi aree nonché la scarsità di fondi pubblici connessa alla contingente crisi economica, ha spinto le amministrazioni a valutare l’impiego di nuove tecnologie e di nuovi approcci al fine di garantire, nel modo più sostenibile possibile il recupero e la messa in sicurezza delle aree contaminate.

E’ evidente l’importanza del modello geologico sia a piccola scala che a grande scala dove la conoscenza geologica deve essere sempre alla base di ogni scelta territoriale. Non vogliamo avere la pretesa – conclude Colangelo, di dettare regole, ma vogliamo contribuire in maniera incisiva alla comprensione e mitigazione dei rischi connessi al settore ambientale. In tutto questo il ruolo dell’Università è fondamentale, il mondo accademico può e deve contribuire attraverso una offerta formativa nuova, moderna, al passo con i tempi, orgogliosa e capace di formare i professionisti del futuro.