“Strani strumenti. L’arte entra in scena quando le cose si fanno strane”. E’ il tema dell’incontro che si è svolto questa mattina nel Campus Unibas di Matera che ha coinvolto il filosofo Vincenzo Santarcangelo. L’iniziativa è stata organizzata dall’Unibas con il corso di estetica diretto dalla docente Silvana Kuhtz.
Che cosa è l’arte? Si guarda, si ascolta, si performa, si fa? Perché riveste un significato così importante per noi esseri umani? Cosa dice su di noi? In genere, guardiamo alle opere d’arte per cercare di rispondere a queste domande fondamentali. Ma se gli oggetti d’arte in quanto tali non fossero il centro del problema?
“Al centro del corso di Estetica che ho il privilegio di insegnare al terzo anno del Cd Laurea di Architettura a Matera” evidenzia Silvana Kuhtz “ci sono queste domande e tante altre, così come c’è tutto il discorso della critica dell’arte, di chi coglie il significato dell’arte, di chi va a vedere che cosa ci dice l’opera del tempo in cui è stata creata. Ci sono anche le riflessioni cheAlva Noë – filosofo americano classe 1964, docente all’Università della California, Berkeley, eprotagonista della cosiddetta svolta “enattivista” fa nel libro Strani Strumenti. L’arte e la natura umana (Einaudi, 2022).
Alva Noë si è occupato questa mattina il filosofo Vincenzo Santarcangelo – materano in movimento fra Torino e l’Accademia di Belle arti di Reggio Calabria. Lo spunto viene dalla traduzione in italiano del libro, uscito originariamente con il titolo Strange Tools. Art and Human Nature (Hill &Wang, 2015) e da allora divenutoun punto di riferimento a livello internazionale, che ha sovvertito le convenzioni del pensiero estetico, collegando la nostra considerazione delle opere d’arte alla filosofia della mente e all’antropologia e chiedendosi in che modo esse entrino a fare parte e modifichino il nostro orizzonte di vita. Si tratta di uno dei libri più illuminanti sulla natura dell’arte (e sulla natura umana) degli ultimi decenni, ha scritto Stefano Velotti in una recente recensione pubblicata su Il manifesto.È molto importante che gli studenti della nostra Università e i cittadini che vorranno esserci (ricordo che le lezioni delle università pubbliche sono aperte) entrino in relazione con studi, pensieri e persone diverse.”
L’arte non è solo qualcosa da guardare o ascoltare: è una sfida per dare un senso a ciò di cui si occupa. L’arte mira al confronto, all’azione e alla sovversione:“In ultima istanza – scrive Noë – l’arte è filosofia, perché consiste nel mettere in mostra tutto ciò che riguarda la nostra condizione e la nostra natura di esseri umani. Noi siamo tutti artisti, nella misura in cui, come abbiamo visto in questo libro e come scrive Dewey, il bisogno di fare arte, il bisogno di fare filosofia, il bisogno di conoscere, sono tutti presenti laddove siamo presenti noi, ovunque ci sia un essere umano. […] Fare arte significa scrivere noi stessi”.
Vincenzo Santarcangelo nasce a Matera nel 1982. Dottore di ricerca in Filosofia della mente e del linguaggio (Università degli Studi di Torino), insegna Estetica all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e Sostenibilità e Responsabilità al Politecnico di Torino. Scrive regolarmente per La Lettura del Corriere della Sera.È autore de Il suono. L’esperienza uditiva e i suoi oggetti (Raffaello Cortina, 2018), Have Your Trip. La musica di Fausto Romitelli (Auditorium, 2014)e ha curato, tra l’altro, le edizioni italiane de L’approccio ecologico alla percezione visiva di James J. Gibson (Mimesis 2014), Iperoggetti (Nero, 2018),Ecologia Oscura (Luiss University Press, 2022), Iposoggetti(2022), Humankind (Nero, 2022) di Timothy Morton.
Il seminario è stato inserito anche nel progetto culturale Quel che resta del bello, coordinato e pensato dal 2022 con diversi partner del territorio lucano.
La fotogallery dell’incontro con il filosofo Santarcangelo (foto www.SassiLive.it)