Dante Maffia ha pubblicato il libro “Pagine lucane”, di cui Angelo Colangelo ha curato la prefazione.
Di seguito la nota critica di Angelo Colangelo su Dante Maffia, poeta di origini calabrese, già candidato al premio Nobel, che, per aver celebrato più volte la città dei Sassi, ha meritato, di recente, un encomio solenne da parte del Comune di Matera.
Vito Angelo Colangelo è saggista, scrittore, poeta nato a Stigliano, da anni, ormai, residente a Parma, dopo aver insegnato per molto tempo nelle scuole di Stigliano e Aliano.
Di seguito la nota integrale di Angelo Colangelo.
Volendo spiegare le ragioni del suo innamoramento per la Città dei Sassi, Dante Maffia scrive: «Perché Matera? È come domandare a un innamorato perché Rosa e non Beatrice, Laura, Silvia, Concetta e Maria. Non c’è mai un perché chiaro e visibile. Una forma magica spinge verso l’Amore, una ventata irrazionale, perfino irruenta e confusa, per diventare subito immagine insostituibile, popolata di sogni, sacra. Ovviamente c’è stata una prima volta a Matera e fu quando il mio insegnante delle elementari Pio Rasulo, poeta, poi ordinario di Estetica all’Università di Lecce, decise di portare la classe, seconda elementare, a vedere i Sassi, a visitare la sua provincia. Lui era nato a Stigliano». Era il 1953! Sono trascorsi, dunque, più di settant’anni e naturalmente questo sentimento d’amore, nato per caso nei favolosi anni della fanciullezza grazie alla sensibilità di un maestro lucano, che fu poi poeta e intellettuale molto stimato, crebbe nel tempo e si consolidò per molte e significative ragioni. La lunga e assidua frequentazione, non solo di Matera che lo ammaliò fin dal primo momento, ma anche di altri paesi lucani, ha consentito a Maffia di avere nel corso degli anni incontri, amicizie, collaborazioni e di creare rapporti fecondi sul piano culturale e umano, che persistono tuttora. Ne è ulteriore e probante conferma la recentissima pubblicazione del volume Pagine lucane, uscito presso la Genesi Editrice (Torino, 2025, pp. 154, € 18), di cui ho avuto il privilegio di scrivere la prefazione. Si tratta di una raccolta di testi di vario genere riguardanti una regione, da tempo considerata dall’autore come una seconda patria. Oltre a una serie di recensioni, prefazioni, elzeviri su opere di scrittori, poeti e artisti lucani, l’opera propone una silloge di trentaquattro sue poesie, intitolata Ti raccoglie una favola – Poesie per Isabella Morra, che emanano un intenso e inebriante profumo di lucanità. Come si sottolinea nella parte finale della mia prefazione, «nella fantasmagoria di immagini poetiche balena di continuo il leggiadro fantasma della giovane e infelice poetessa di Valsinni, la Musa ispiratrice di … incantevoli liriche che vedono protagonista la città dei Sassi. […] Emblematica a tale proposito è l’ultima strofa della lirica Matera, è un sogno, che chiude la silloge: “Ti amo, Matera, / arpa che sembri abbandonata ai venti, / che hai mani dolci di bambina, / il cuore grande dei racconti antichi”. Sono versi di struggente bellezza, che esaltano la malia di una città unica al mondo attraverso metafore di grande potenza espressiva, che, in ordine di tempo, sono state pubblicate sulla Lucania: va sottolineato, infatti, che solo a Matera Maffia ha dedicato finora ben nove libri…, in cui ha voluto sintetizzare «l’essenza della sua divinità di donna, il suo profumo, la sua smania di vita, il mistero che ancora avvolge i Sassi e fa sentire il suo fiato eterno, l’identità magica, la sua bellezza incorrotta». A questo punto non è inopportuno ricordare che Dante Maffia, nato 79 anni fa a Roseto Capo Spulico in Calabria, ma da molti anni residente a Roma, ne ha fatta di strada dai tempi della scuola elementare, quando imparava i primi rudimenti del sapere sotto la guida sapiente e amorevole di Pio Rasulo. Laureatosi in lettere alla “Sapienza” di Roma, si dedicò alla ricerca e insegnò all’Università di Salerno, dove fu collaboratore di Luigi Reina per la cattedra di Letteratura Italiana. Come critico iniziò presto a scrivere sul quotidiano Paese sera, e su alcune importanti riviste letterarie come Nuova Antologia e Nuovi Argomenti. Egli stesso, avvalendosi della preziosa esperienza maturata in rubriche di libri radiotelevisive, fondò due apprezzati periodici di letteratura, Il Policardo e Polimnia. Ancora giovane, si distinse nel campo delle patrie lettere, esordendo nel 1974 con la pubblicazione di una raccolta di versi, Il leone non mangia l’erba, prefata da Aldo Palazzeschi.
È, questo, il primo libro di una rigogliosa bibliografia, che annovera poesie, romanzi, saggi critici di letteratura e di arte e testimonia la versatilità di un autore molto prolifico. Nel campo della narrativa notevole successo di critica e di pubblico riscosse l’opera Il romanzo di Tommaso Campanella, che, nella seconda metà degli anni Novanta, gli valse il prestigioso Premio Stresa. Maffia per la sua intensa e significativa attività narrativa e poetica non tardò a ricevere apprezzamenti in Italia e all’estero. Tradotto in vari Paesi, ha ricevuto molti Premi e riconoscimenti. Alcune sue opere sono approdate perfino in Giappone, dove, di recente, in suo onore è stato istituito il “Premio Dante Maffia per gli Haiku”. È stato candidato anche al Premio Nobel dalla Regione Calabria ed è membro dell’Accademia Europea di Scienze, Arti e Lettere. Anche l’Amministrazione Comunale della Città dei Sassi di recente gli ha fatto dono di un riconoscimento, deliberando un encomio solenne, da lui considerato molto prezioso, perché, come ha scritto, lo «fa sentire, finalmente, con una dose omeopatica di ufficialità, figlio di Matera».