Chemin de la Croix di Paul Claudel nella traduzione di Basilio Gavazzeni, 6, 7 e 8^ stazione: “Il cammino della croce”. Di seguito il testo integrale.
IL CAMMINO DELLA CROCE DI PAUL CLAUDEL
Sesta stazione
Tutti i discepoli sono fuggiti, lo stesso Pietro sbotta a rinnegare. Nel fitto fitto degli insulti e nel centro della morte, una donna si slancia e raggiunge Gesù e gli prende il volto fra le mani.
Insegnaci, Veronica, a sfidare il rispetto umano. Perché colui per il quale Gesù Cristo non è soltanto un’immagine, ma vero, diventa subito sgradito e sospetto agli altri uomini. Il suo programma di vita è al contrario, le sue ragioni non sono più le loro. In lui c’è sempre qualcosa che sfugge ed è altrove. Un uomo maturo che recita il rosario e impudentemente va a confessarsi, che mangia di magro il venerdì e si vede alla messa fra le donne, fa ridere e urta, è strano e perfino irritante. Stia attento a quel che fa, perché la gente lo tiene d’occhio. Badi a ogni suo passo, perché è un segno. Perché ogni Cristiano è l’immagine vera per quanto indegna del suo Cristo e il volto che mostra è il rozzo riflesso nel suo cuore di quella Faccia di Dio, tremenda e gloriosa!
Veronica, lascia che la guardiamo ancora, sul panno dove l’hai raccolta la faccia del Santo Viatico. Questo velo di lino pietoso nel quale Veronica ha nascosto la faccia del Vendemmiatore nel giorno della sua ebbrezza, perché vi si attaccasse per sempre la sua immagine fatta del suo sangue, delle sue lacrime e dei nostri sputi!
Settima stazione
Non è la pietra sotto il piede, né la cavezza tirata con troppa foga, è l’anima che viene meno all’improvviso. O tempo mediano della nostra vita! o caduta che si fa spontaneamente! Quando la calamita non attira più e la fede non ha più firmamento, perché la strada è lunga e perché la mèta è lontana, perché si è del tutto soli e non v’è consolazione! Lunghezza del tempo! Disgusto che cresce segretamente all’ingiunzione inflessibile e di questo compagno di legno! È per questo che si aprono le braccia nello stesso tempo come chi galleggia! Non è più sulle ginocchia che si cade, è sulla faccia. Il corpo cade, è vero, e l’anima nello stesso tempo ha consentito.
Salvateci dalla seconda caduta che si fa volontariamente per noia.
Ottava stazione
Prima di salire sul monte, un’ultima volta Gesù alza l’indice e si gira verso il popolo che lo segue, poche povere donne in lacrime con i bambini in braccio. E noi, non soltanto guardiamo, ascoltiamo Gesù, perché è qui. Non è un uomo che alza l’indice, al centro di questa modesta miniatura, è Dio che per la nostra salvezza non ha sofferto solo al centro di questa illustrazione. Così quest’uomo era il Dio Onnipotente, è dunque vero! C’è un giorno che Dio ha sofferto questo per noi, realmente! Qual è dunque il pericolo da cui siamo stati riscattati a un tale prezzo? La salvezza dell’uomo è una faccenda tanto semplice che il Figlio, per realizzarla, è costretto a strapparsi dal petto del Padre? Se si sta così in Paradiso cosa sarà dunque l’Inferno? Che ne sarò del legno morto, se si tratta così il legno verde?
Traduzione a cura di Basilio Gavazzeni