Di seguito la nota inviata da Luigi Ditella Segretario Generale Filt Cgil Basilicata.
All’inizio era solo un’idea.
Una frase ricorrente nella mente: “Se non ora, quando?”
Anche perché, in questa regione, si vive spesso con la sensazione che non ci sia fretta. Tanto i problemi sono sempre lì, in attesa, come se potessero essere affrontati “più in là”, perché tanto c’è tempo.
E così, stagione dopo stagione, mi sono ritrovato – quasi senza accorgermene – alla soglia dei 50 anni, a pronunciare le stesse parole di mio padre, 40 anni fa. Anche lui, come me, era un macchinista, con un passato sui treni a vapore:
“I tre problemi della ferrovia in Basilicata sono sempre gli stessi:
– La realizzazione della Ferrandina-Matera, con prosecuzione verso Bari.
– L’elettrificazione della Potenza-Foggia.
– L’ammodernamento della Metaponto-Foggia.”
Se mi fossi risvegliato oggi da un coma durato 40 anni, penserei di aver dormito una sola notte. Invece, sono passati davvero quarant’anni.
Questo è il ritardo infrastrutturale della Basilicata.
E non possiamo più proporre la narrazione che dovevano farlo quelli di prima, perché in “quelli di prima” ci sono quattro generazioni, che hanno visto passare la prima e la seconda Repubblica, governi di destra e di sinistra.
Nel frattempo, abbiamo assistito allo sbiadire di tanti fuochi di speranza, così come sbiadisce il colore del Frecciarossa quando entra in Basilicata – parafrasando l’artista lucano Paradiso – rallenta, si adatta ai ritmi lenti, quelli che non sono cambiati da tremila anni.
“Qui il tempo non arriva mai”, scriveva Carlo Levi.
Qui manca il legame tra causa ed effetto, tra ragione e storia.
Ma allora, qual è il senso di una petizione che oggi ha raggiunto 1000 firme in pochi giorni?
È la voce rassegnata di tanti giovani che, tra mille difficoltà, prendono quei treni per cercare altrove ciò che qui manca: lavoro, opportunità, futuro. Giovani che continuano, come sempre, a costruire il proprio nido lontano, in maniera silenziosa, in punta di piedi. Perché continuano a girare tanti lucani per il mondo, a vivere la loro immobile civiltà altrove, portando però la loro terra nel cuore.
E intanto, chi dovrebbe ascoltare il loro grido è spesso più impegnato ad appendere quadri, che a risolvere problemi concreti.
A queste domande non servono più risposte a parole.
Le risposte devono arrivare dai fatti: da un vero piano strategico dei trasporti, da politiche capaci di attrarre investimenti e garantire diritti fondamentali, troppo spesso ignorati.
Oggi, più che mai, l’infrastruttura non è un capriccio. È il volano dello sviluppo, la base per creare futuro.
“Se non ora, quando?”
Ora che si annunciano 100 miliardi di euro di investimenti infrastrutturali per il Sud.
Ora che l’Alta Capacità ci passa sotto casa.
Ora che la Lucania si apre al turismo, e può diventare cerniera strategica per il movimento di persone e merci nel Mezzogiorno.
Il mio compito, per ora, si conclude qui: con il raggiungimento delle 1000 firme, 1500 condivisioni, oltre 20.000 visualizzazioni e, come sempre, tante critiche. Un ringraziamento ai colleghi della Filt Basilicata per il sostegno, alla Filt Puglia e Campania e alle camere del lavoro di Matera Taranto e Salerno che hanno capito l’importanza strategica di questa opera.
Consegnerò la petizione alla Confederazione, che avrà il compito di renderla inclusiva, coinvolgendo forze sociali, politiche, associative, per costruire una proposta condivisa.
Chiediamo almeno uno studio di fattibilità serio, per capire se queste opere sono possibili, in che tempi e con quale equilibrio tra costi e benefici.
E allora sì, forse aver aspettato fino a oggi non è stato vano.
Perché da quella bretella che ci collegherà alla Campania, il treno non si fermerà più a Eboli.
E Cristo potrà finalmente continuare il suo viaggio nella nostra terra bellissima e disgraziata.

