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Vito Santarsiero (ex sindaco di Potenza): “Un po’ di verità sui conti del Comune di Potenza”

Vito Santarsiero, già sindaco di Potenza, ha inviato una nota sulla situazione finanziaria in cui versa attualmente il Comune di Potenza. Di seguito la nota integrale.

Si continua a strumentilazzare la grave vicenda finanziaria che vive il Comune di Potenza, cercando di scaricare le colpe sul passato e non dicendo le verità che emergono dagli atti ufficiali. La Commissione di liquidazione ha concluso i suoi lavori certificando una differenza positiva “netta” di 9.701.836 € tra la massa attiva e la massa passiva del
Comune al 31/12/2013, data dell’ultimo rendiconto approvato prima della dichiarazione del dissesto. Emerge ancora una volta che quel dissesto fu dovuto non già ad una situazione debitoria, ma alla mancata approvazione del bilancio di previsione 2014 da parte del nuovo Consiglio Comunale, cosa che non è mai stata ben chiarita e che merita ancora oggi una profonda riflessione sul perché e in che modo avvenne, come resta ancora oggi un mistero il perché non fu sciolto il Consiglio Comunale come da norma. L’attuale difficoltà del Comune non deriva affatto da vicende finanziarie relative all’amministrazione Santarsiero, il tutto è dovuto a fondi non riscossi a partire dal 2014 sino ad oggi, ad un aumento del debito avvenuto in questo stesso periodo nonostante gli oltre 40mln€ trasferiti dalla Regione, nonché a norme nazionali che sono le stesse che vigevano nel 2014. Il risultato di amministrazione del 2020 di 23mln€, oggi sbandierato come risultato positivo in 23mln€ , doveva , per essere tale, essere in grado di bilanciare la parte accantonata relativa al fondo crediti di dubbia esigibilità ( 29,6mln€), al fondo anticipazione di liquidità ( 66,9 mln€), e ad altri accantonamenti ( 1mln€); da ciò deriva che la parte da accantonare rispetto al risultato di amministrazione provoca uno sbilanciamento pari a 79,8 mln€ su cui nulla incide la gestione precedente l’anno del dissesto, come peraltro già evidenziato e confermato dalla chiusura dell’organo di liquidazione. Tale disavanzo per effetto della sentenza della Corte Costituzionale non può più essere ripianato in trenta anni ma in un solo triennio, così come veniva imposto dalla norma vigente all’epoca precedente il dissesto.
Considerato quindi che il debito complessivo del comune dal 31/12/2013 ad oggi è cresciuto di 15mln€, considerato che ciò è avvenuto nonostante la drastica riduzione dei servizi erogati e la drastica riduzione del personale in servizio, considerati inoltre i cospicui trasferimenti erogati ( oltre 40 mln€ ) dalla Regione in tale periodo, tanto considerato, appare evidente che se vi è stata “leggerezza”, se non proprio scelleratezza, questa appartiene non certo al passato ma a chi ha voluto e votato il dissesto e successivamente ha amministrato il Comune.
Riguardo la vicenda dissesto, tra le altre, meritano un approfondimento cinque questioni: le menzogne e le contestazioni per oltre 30mln€ presenti nel rendiconto 2012, del tutto non veritiere e successivamente smentite; la falsa narrazione in ordine al peso reale del disavanzo 2013; la mancata volontà di inserire in bilancio sia il recupero delle somme già sostenute dal Comune derivanti dalla sentenza del Consiglio di Stato su Macchia Giocoli e Murate sia i circa 3 mln€ derivanti dalla vendita di altri immobili ( cosa quest’ultima peraltro giustificata e legittimata dagli atti derivanti dal dissesto precedente del 1995, ed autorizzata più volte dal Ministero dell’Interno); la rimozione dell’assessore Martoccia che stava lavorando alla stesura del bilancio e che aveva escluso ogni ipotesi di dissesto; il fatto che mai , e volutamente, si consideró, se proprio vi fossero state situazioni limite, di attivare ( come pure avvenne per i tanti comuni in difficoltà ) procedure alternative al dissesto .
Si è poi sempre dimenticato di ricordare che l’amministrazione Santarsiero ha difatto non lasciato debiti fuori bilancio e pagato invece 35mln€ di debiti fuori bilancio del tutto ereditati, come pure occorre ricordare che 4 mesi prima del dissesto la nuova amministrazione De Luca, approvando in Consiglio Comunale il rendiconto 2013 ( ultimo anno di gestione Santarsiero) afferma, con il parere favorevole dell’organo di revisione contabile , che ( pg. 29 ) “non sono stati riconosciuti o segnalati debiti fuori bilancio”, che ( pg.32) si è “garantito il tempestivo pagamento delle somme dovute per somministrazioni, forniture ed appalti”, che ( pg. 41) “non sono state rilevate gravi irregolarità contabili e finanziarie” e che “l’ente ha rispettato gli obiettivi di finanza pubblica: Patto di stabilità,contenimento spese di personale, contenimento indebitamento”. Queste ed altre evidenze contabili, tutte precise, certificavano ,proprio da parte della nuova amministrazione, problematiche generali, sforzi fatti, risultati ottenuti e certamente non fotografano la situazione di un Ente che dopo 4 mesi sarà costretto a dichiarare il dissesto con lo stesso Sindaco e gli stessi revisori il cui compito era proprio di vigilare sulle questioni di bilancio.
Quel dissesto fu un vero e proprio “golpe amministrativo”.
Il Comune nel 2014, quando l’amministrazione Santarsiero lasció, non navigava certo nell’oro, ma era in una fase di risanamento rispetto al passato e pertanto, in una stagione che e’ stata la più difficile nella storia degli enti locali (come fu evidenziato anche dalla Corte dei Conti Centrale), bisognava essere responsabili e capaci di guardare all’interesse vero dell’istituzione Comune e della Città intera e non già fare un dissesto per interessi politici di parte, come pure fu ricordato da autorevoli personalità della Corte dei Conti regionale.
Se il dissesto fosse stato la soluzione dei problemi per la città, la scelta l’avremmo fatta appena insediati nel 2004 quando trovammo addirittura la tesoreria pignorata per 5 mln€, una sentenza che ci imponeva di pagare 12 mln€ per le vicende di Macchia Giocoli e Murate ,un debito enorme e il vincolo di pagare ( attraverso la vendita di immobili) la rata del mutuo di 65 miliardi di lire attivato per il dissesto del 1995. Si scelse la strada della responsabilità, risolvendo il problema della tesoreria e avviando la ristrutturazione del debito con la emissione di 82 mln€ di BOC e la riduzione del tasso medio di interesse dal 6 al 3,2%; il tutto senza rinunciare a programmare e portare risorse per 200 mln€ per investimenti e opere realizzate in città, nonché lasciando una eredità di fondi e di pianificazione che pure si è voluta disperdere e rinnegare, salvo tagliare nastri di opere ereditate, senza tener conto delle risorse andate perdute. Ovviamente saremmo ben felici di poterci confrontare su tutte queste questioni.