Sicurezza nelle carceri, Silletti (Garante detenuti, vittime di reato, salute e anziani della Regione Basilicata) risponde al Sappe. Di seguito la nota integrale.
In merito alle recenti dichiarazioni del Sappe, ritengo necessario chiarire che la sicurezza negli istituti penitenziari non può e non deve essere affidata alla presenza dell’esercito.
La strada da seguire è un’altra: servono più risorse, più personale penitenziario adeguatamente formato e condizioni di lavoro migliori.
Tuttavia, non possiamo limitare il tema della sicurezza al solo piano numerico o logistico. Un carcere sicuro non è un carcere militarizzato, ma un luogo che restituisce dignità, che investe sul reinserimento e sulla responsabilizzazione delle persone detenute. Credere in chi oggi sconta una pena, offrendo opportunità concrete di cambiamento, significa ridurre i rischi di recidiva e costruire una società più sicura per tutti.
Un carcere sicuro non è un carcere blindato, ma un luogo che restituisce dignità, che investe sull’umanità e sulla possibilità di riscatto. Dare amore, rispetto e opportunità a chi sta scontando una pena significa lavorare per una vera sicurezza collettiva, perché una persona che esce cambiata, formata e accolta dalla comunità non rappresenta più un rischio, ma una risorsa.
La sicurezza nasce quindi non dalla paura o dalla chiusura, ma dalla capacità di restituire fiducia e prospettive. Solo così le nostre carceri potranno diventare davvero più giuste, più umane e più sicure.
Rinnovo la mia assoluta disponibilità e vicinanza a tutto il personale penitenziario della Regione Basilicata, e sono grata per ogni loro sforzo e per la dedizione con cui svolgono quotidianamente un lavoro complesso e prezioso.

