I consiglieri comunali del gruppo “Cristianamente Riprendiamo a Dialogare”, Antonio Melfi, Antonio Mangiamele, Roberta Di Dio, Rocco Dema hanno inviato una lettera al governatore lucano Vito Bardi, all’assessore alla Salute, Rocco Leone, al dirigente regionale del dipartimento Salute, Ernesto Esposito e al direttore generale facente funzioni della Asm, Gaetano Annese, al Responsabile del Polo Riabilitativo “don Carlo Gnocchi”, Giampaolo Pierini e al Direttore dell’Ospedale Distrettuale “Rocco Mazzarone”, Vincenzo Denisi per chiedere che vengano accolte una serie di proposte utili per contenere il contagio da Coronavirus a Tricarico, che registra già 34 positivi. Di seguito la nota integrale.
Oggetto: emergenza COVID-19 – Comune di Tricarico
I consiglieri comunali del gruppo “Cristianamente Riprendiamo a Dialogare”, Antonio Melfi, Antonio Mangiamele, Roberta Di Dio, Rocco Dema,
premesso che
• con ordinanza n. 12 del 27/03/2020, il presidente della Giunta Regionale di Basilicata disponeva “Ulteriori misure urgenti per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19” relativamente ai Comuni di Tricarico, Irsina e parzialmente al Comune di Grassano;
• tale ordinanza si rendeva indifferibile, per quanto comunicato dagli organi istituzionali, stante la rilevazione di un’alta percentuale di contagi nella struttura del polo riabilitativo “don Carlo Gnocchi”: l’ordinanza faceva seguito alla registrata positività di n. 11 pazienti in degenza al quarto piano della struttura citata;
• nell’arco delle successive 48 ore il bilancio è esponenzialmente aumentato, registrandosi nell’ultimo bollettino (h. 12.00 della data odierna) un totale di 34 casi positivi, dei quali 26 degenti e 8 operatori. Allo stato possiamo solo dire che su 60 tamponi processati il dato di positività supera il 50%, tutti all’interno del polo don Gnocchi;
• giunge ora notizia che degli ulteriori 60 tamponi fatti in data 28 marzo, sarebbero stati processati 52, e risulterebbero cinque positivi, tutti operatori del centro. In attesa di conferme salirebbe così a 39 il numero totale dei contagiati, e di questi 13 sono operatori;
dichiarano che
il tutto è di una gravità inaudita per due ragioni:
• il polo “don Gnocchi”, potenzialmente a rischio elevatissimo di contagio, sia per i pazienti in degenza, per la maggior parte anziani e perciò ad altro rischio, sia per l’utenza dei vari ambulatori, palestre e quant’altro: in buona sostanza il polo è frequentato, ed ha continuato ad esserlo, da persone provenienti da diversi luoghi della regione e non solo, tutti autorizzati a farlo per motivi di salute;
• il personale sanitario, medici, infermieri, OSS, impossibilitato per ovvie ragioni ad osservare il distanziamento sociale, dovendo accudire e curare gli ammalati, registra una percentuale di contagiati molto elevata, sia in relazione al numero totale del personale, sia in relazione alla utenza conplessiva della struttura.
Quindi ci si domanda.: sono state osservate tutte le misure di sicurezza necessarie? Sono stati distribuiti i DPI indispensabili?
A considerare da quanto i dati rimarcano, appare molto probabile che sia saltato qualche anello nella gestione e nel controllo della situazione, se l’unica struttura del Comune di Tricarico che doveva essere salvaguardata e preservata dalla diffusione del Covid-19, anche alla luce di quanto successivamente stabilito dall’ASM circa l’istituzione, proprio a Tricarico, di una delle quattro unità speciali anticoronavirus, era proprio il polo don Gnocchi contiguo e comunicante con l’Ospedale distrettuale.
Ora invece ci troviamo nella condizione di avere trasformato, nel giro di qualche ora, una struttura riabilitativa in ospedale Covid-19, visto che, a quanto pare, dei 26 pazienti positivi soltanto quattro sarebbero stati trasferiti all’Ospedale di Matera, una trasformazione avvenuta senza alcun criterio di implementazione della strumentazione, delle terapie, senza implementazione e formazione del personale: in una parola non più un ospedale ma una specie di lazzaretto.
Per di più con personale ridotto di 13 unità: e speriamo che i numeri si fermino qui, perché, come ormai abbiamo imparato, la probabilità che il contagio di propaghi è di 2 o 3 persone per ogni paziente positivo, senza contare gli asintomatici, dei quali ignoriamo l’esistenza. Occorre sottolineare che, se pure i degenti negli ultimi 14 giorni non hanno ricevuto visite dai propri parenti, della qualcosa nulla si sa di certo, sicuramente gli operatori hanno a buon diritto continuato la loro vita se non sociale almeno familiare: con ciò esponendo, loro malgrado, una serie di altre persone alla possibilità di sviluppare il contagio.
Quindi ci chiediamo: siamo stati immediatamente isolati dal resto del mondo; i varchi secondari sono stati bloccati dalla collocazione di new jersey; i varchi principali sono presidiati h.24 dalle forze dell’ordine; siamo in uno stato di guerra per fermare la fuoriuscita del contagio dalla zona rossa. Ma nulla viene fatto per tutelare la comunità dei tricaricesi residenti dal pericolo, assolutamente non solo ipotetico, di essere colpiti dal contagio.
Tutto ciò esposto
si chiede
di provvedere immediatamente alla attivazione di uno screening a tappeto della popolazione di Tricarico, in base ai parametri scientificamente validati e già messi in atto in altre realtà (vedi Codogno e Vò Euganeo);
di procedere immediatamente alla sanificazione delle due strutture sanitarie di Tricarico, il polo don Gnocchi e l’ospedale distrettuale;
di dotare immediatamente le due strutture dei DPI indispensabili a tutelare il personale e l’utenza tutta;
di istituire una commissione interna per ricercare e valutare eventuali responsabilità, inefficienze, superficialità, nell’operato dei vari livelli di gestione della Sanità pubblica e privata: da quello regionale a quello aziendale, sia pubblico che privato.