Basilio Gavazzeni: L’ignoranza intelligente. Di seguito la nota integrale.
Per caso mi trovo fra le mani “Elogio dell’ignoranza e dell’errore” di Gianrico Carofiglio che Einaudi ha mandato in libreria l’anno scorso. L’altra mattina, me l’ha passato al volo il paziente G003 diretto alla medicazioni nell’àmbito Lesioni croniche dell’Ospedale. Seduto a chiacchierare cordialmente io, A008 dell’àmbito Chirurgia plastica, vedendolo come altre volte con un libro, gli avevo chiesto quale fosse la lettura del giorno. Non è tornato a riprenderselo. Subito ho ingollato le lezioni dello scrittore che, nella postfazione, narra l’inopinato incidente di carriera che provvidenzialmente, dopo anni da procuratore, l’ha indotto a dedicarsi alla scrittura cui nessuno può impedire il successo.
Come non essere d’accordo sulla bruciante fallibilità di investigatori e tribunali quando io stesso, per sei anni, ho dovuto sopportare un processo ingiustamente acceso? Condivido che gli esperti prima di affermare le proprie visioni debbano sottoporle a scrutinio. È lo spirito critico in cui nel Sessantotto sono cresciuto, il dubbio metodico che oggi è chiamato metacognizione, che richiede una mente autocontrollata e l’esame più allertato della complessa realtà.
Da sottoscrivere che la consapevolezza di essere ignoranti e l’impossibilità di emendarcene, – tante sono le cose a noi ignote – , ci devono spingere ad aderire al concetto giapponese di “shoshin”, che “allude a un atteggiamento positivo di attenzione e di mancanza di pregiudizio e indica lo stato d’animo di curiosità e desiderio di imparare qualcosa di nuovo, caratterizzato da una combinazione vitale di energia e paura di sbagliare”.
Dal costante allenamento mentale a ridosso delle esperienze sorge la flessibilità che, senza disprezzare l’utilità di predisporre piani, consente l’improvvisazione. Appunto improvvisando Carofiglio celebra la tecnica delle cadute insegnata dalle arti marziali orientali e negli sport di combattimento occidentali. L’enfasi sulle cadute è funzionale a un recupero di equilibrio più sicuro. Cadere è limite, ma anche potenzialità. L’acqua lo testimonia con le molteplici invenzioni del suo scorrere eludendo ogni ostacolo.
Chi umilmente ha una mentalità mobile che rifiuta il fissismo vede gli errori come opportunità. Evita gli errori catastrofici e raccoglie risultati preterintenzionali, cioè al di là delle intenzioni. Così nel 1928 Alexander Fleming scoprì la penicillina, nel 1856 William Perking creò l’anilina malva, nel 1968 Spencer Silver aprì la strada al Post-it e via esemplificando.
Per mietere la messe della preterintenzionalità non bisogna avere una mente dogmatica. Carofiglio racconta le resistenze incontrate da alcuni innovatori. Quanti anni hanno aspettato Barry Marshall e Robin Warren, poi premiati con il Nobel per la Medicina, per far riconoscere l’Helicobacter pylori come la causa più comune dell’ulcera gastrica? E Dick Fosbury, morto nel 2023, che solo nel 1968, medaglia d’oro nelle Olimpiadi di Città del Messico, vide finalmente accolta la sua tecnica del salto in alto, schiena rivolta verso l’alto, mantenendo il corpo orizzontale nel volo, abolendo la sforbiciata e il salto ventrale che andavano per la maggiore?
C’è un segreto della fortuna? La fortuna è un fattore determinante nel successo che nessuno mai deve avere l’improntitudine di attribuire tutto al merito soggettivo. Il buon carattere e il buon umore lo favoriscono. Può essere anche frutto di lunghe esercitazioni, ma, me lo consenta Carofiglio, se ciò vale per un golfista, non così per il giocatore d’azzardo che non può che imbucarsi nella sfortuna, nonostante gli si predichi ipocritamente responsabilità.
Tutto il sugo di Carofiglio è nelle tre pagine conclusive del libretto. Riportano il famoso decalogo che, nel 1903, Karl Popper e il medico Neil McIntyre elaborarono perché i medici riflettessero sugli errori della professione. Prendendo slancio dal nono punto, lo scrittore conclude che riconoscere i nostri errori ci rende più amabili sia agli occhi altrui sia ai nostri. Una buona ragione in più per i cattolici praticanti di confessare assiduamente di aver peccato molto in pensieri parole opere e omissioni, soprattutto “currenti Iubilaeo”.
Matera, 5 agosto 2025 Basilio Gavazzeni

