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Storico passaggio agli ottavi di finale di Champions League dell’Atalanta, il tifoso materano della Dea Vincenzo Viti racconta le emozioni di una notte magica

Il successo esterno per 3-0 dell’Atalanta sul campo dello Shakhtar Donetsk ha sancito lo storico passaggio agli ottavi di finale di Champions League della Dea, regalando una grande soddisfazione ad un tifoso speciale della squadra bergamasca che risiede nella città dei Sassi, l’onorevole Vincenzo Viti. Di seguito il racconto della notte magica vissuta davanti alla tv da parte del tifoso materano dell’Atalanta.

Caro Direttore, consentimi di raccontarti una favola: come tutte le favole fatta di pasta frolla e di ingenua felicità. La favola di cui oggi si straparla, con abuso di iperboli e di retoriche (populiste), è quella dell’Atalanta che vince in Europa contro la congiura degli eventi e degli interessi. E che sconfessa pessimismi e presagi vincendo una sfida ai limiti dell’impossibile.
Credo di essere da oltre mezzo secolo (poiché non esistono veri censimenti sulle minoranze etnico-calcistiche) uno dei pochi “tifosi” che vivono, tuttora operano a sud del Garigliano. Quasi certamente l’unico in Basilicata. Rara avis.
Non so se in Puglia io disponga di fratelli clandestini. Ne sarei felice, anche per condividere angosce pregresse e spero non effimere illusioni
La ragione banale che sostiene la mia “religione” è che sono nato molti anni fa a Clusone, “attico” montano in provincia di Bergamo proprio negli anni in cui vi nasceva il Percassi dei miracoli . Che sarebbe diventato prima il terzino onesto, roccioso e improbabile dell’Atalanta,più l’appassionato imprenditore che avrebbe scalato sia i vertici della Società calcistica che della aristocrazia lombarda.
I miei genitori, di Altamura, erano migrati lassù per ragioni di lavoro. Erano poi, appena dopo la mia nascita, rientrati per gli accorati richiami familiari e i timori di quei tempi difficili e rischiosi.
Mi sono perciò portato dentro la vertigine di una infanzia appena abbozzata,quasi irreale. Finché
a tredici anni chiesi a mio padre quale fosse la squadra di Bergamo. Era l’Atalanta mi disse,la Dea dei sogni. Quella domenica aveva stravinto con la Sampdoria. Fu la folgorazione da cui non mi sarei più ripreso,nonostante le tante vicende che il calcio come simulazione della vita riserva : ascensore di vittorie (non molte) e sconfitte ( tante), retrocessioni fin nel limbo della serie C, qualche infamia e le promozioni con il ritorno nella serie degli ottimati. Vite di ordinaria infelicità. Finché,come si può vedere, non si dischiudono le porte del Paradiso. Arriva l’Unto, Gasperini, che allestisce un presepe di artisti e artigiani. Le prove di orchestra rivelano il genio di quella miscela di ragione e di follia che infine in Ucraina compie un miracolo contro la storia,la logica,perfino il buon senso.
Cosa voglio dire, caro Direttore, scusandomi se ti sottraggo al ben più degno racconto quotidiano delle vicende del mondo cui ti dedichi ? Intendo segnalare una piccola verità che spero valga a dare una ragione plausibile alle parole che vado via via connettendo.
L’Atalanta non è altri che una bellissima storia italiana. Una trama virtuosa di intelligenza imprenditiva,di capacità profetica investita sul valore delle nuove generazioni, di fiducia nella buona amministrazione quando sa anche essere buona politica ( cioè efficienza previdenza e coraggio).
Ognuno, è accaduto a me, può ritrovarsi in storie come questa. Partire dal punto zero, attraversare i gironi della vita, pagarne i prezzi anche amari, illudere che le vittorie siano per sempre, magari perdere e tornare a vincere. Infine stravincere sapendo che il giorno dopo si dovrà ripartire dalla materia vile della cronaca ( la storia è altra cosa).
Una Atalanta come virtù nazionale, magari meridionale ( nel suo pretendere volontà intelligenza e coraggio, cioè eroismo civico)? Mi auguro sia possibile .
Sono perciò orgoglioso di questa bandiera infantile, sventolata rischiosamente contro le invettive che sono il sale amaro della rissa. Una bandiera onorata in piena solitudine, diventata adulta ed oggi perfino nazionale se non europea.
È una fede minore ma intransigente,salda e vitale. Come accade per tutte le fedi minori quando suppliscano alle anemie di fedi più grandi. Una energia emotiva e sentimentale che credo aiuti chiunque a considerare che il mondo non si ferma, attende anzi il miracolo di nature vere capaci di guardare oltre i muri e le mostruose ottusità degli stadi.

Vincenzo Viti