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Unitre ha concluso l’anno accademico 2016-2017 con la presentazione del libro “E’ solo amore” di Carlo Abbatino

Nella sala della biblioteca dell’ITC Loperfido  l’Università della terza età UNITRE di Matera ha concluso l’anno accademico 2016-2017 con la presentazione del libro “E’ solo Amore” di Carlo Abbatino, Magi editore.

Dopo i saluti di Francesco Nicoletti, preside dell’Università della terza età UNITRE di Matera, il docente di filosofia Pasquale La Briola ha relazionato sul tema dell’amore e su come è stato affrontato nel corso dei secoli dai grandi poeti italiani.

L’incontro è proseguito con la declamazione di alcune poesie tratte dal libro “E’ solo amore” affidate al poeta e attore Mimì Orlandi, alla direttrice della Caritas Matera, Anna Maria Cammisa e alla poeta e attrice Adele Paolicelli mentre le conclusioni sono state affidate all’autore Carlo Abbatino.

“E’ solo amore” è l’ultima pubblicazione del poeta Carlo Abbatino, costituita da una raccolta di poesie che fa parte della collana “I Poeti della Misericordia”. E’ stata realizzata in occasione del Giubileo e della chiusura della Porta Santa ed è stata consegnata il 19 novembre scorso alla direzione della libreria del Vaticano per metterla a disposizione del Santo Padre Papa Francesco.

Di seguito la relazione integrale di Pasquale La Briola dedicata al libro di poesie “E’ solo amore” di Carlo Abbatino

Se il Romanticismo nacque come fede in certi miti sociali e nel discorso letterario, il nostro tempo tenta di risolvere il problema della “parola” e della “comunicazione”.
La lode si simile affermazione va ascritta a G. Vico che per primo intese la parola come conato fantastico, come significato inteso nella forma spirituale, come tendenza verso lo stile della confessione e della preghiera, della parola mito.
Disattese le ansie del Romanticismo, la cultura si orientò verso il Positivismo che fu osannato a tal punto da caratterizzarsi come metafisica della scienza-ostile al cattolicesimo e anticlericale. Vano fu il tentativo di Giacomo Zanella (Vicenza) che reagì al diffondersi delle varie forme del positivismo rivendicato il primato della fede come essenza dell’uomo.
Anche le Avventure di Pinocchio (1881-1883) di Collodi (Carlo Lorenzini) e il libro “Cuore”, di E. De Amicis fecero da argine al fenomeno del naturalismo o realismo francese sperando che il discorso pedagogico non attenesse alle tesi di Spencer, Comte, Mill, Ardirò e Angiulli in Italia.
Questi due libri seppero dare fede nei valori morali e patriottici, familiari e sociali.
Molti poeti, oggi, vanno alla ricerca di uno “stil novo”, inteso come poesia ermetica che appartiene di già al passato, perché oggi vige la prosa oscura, acerba, malata in un contesto di globalizzazione, di dominio della tecnica e di nichilismo europeo.
Di fronte a tali  atteggiamenti che hanno oscurato le coscienze e fiaccato l’intelletto, insorge a viva voce il libello di Carlo Abbatino dal titolo “poeti della misericordia” “E’ solo amore”. Giornalista, scrittore, poeta, insegnante di sostegno ai disabili, conduttore della trasmissione radiofonica “La tua poesia a Radio Anch’io di Matera, autore di diverse sceneggiature, e responsabile per il sito SassiLive diretto da Michele Capolupo del progetto Torraca News Live, vincitore del Gran Premio Speciale “Poeti per la Repubblica”, autore di poesie come Matera 2019.
Tutto ciò non è vuota retorica o formalismo etico, ma impegno per il cammino della vita, il sentire la sapienza come Saper, come sapore, gusto verso la natura di cui l’uomo è umile discepolo.
Due, a mio giudizio, sono le manifestazioni o rivelazioni che Abbatino esprime:
amore e la misericordia: due categorie dello spirito umano oggi obsolete e relegate. La poesia di C. Abbatino va ricercata, come genesi del suo essere, nel nuovo testamento  ove geremia sostiene l’alleanza con Dio che porrà, infonderà, la legge del cuore negli spiriti dormienti affinché perdoni la disobbedienza e il peccato.
E proprio Iahvè disse Mosè’: “Sali verso di me, sul monte e fermati qui, affinché ti consegni le leggi e i precetti che ho scritto”; e ancora: “taglia due tavole di pietra su cui scriverò i comandamenti”.
Spettacolare il rovo ardente da cui promana la voce di Dio Nomoteta. (legislatore).
Osservo che questo richiamo a Dio, che è amore e misericordia, rende attuale e pedagogico l’impegno poetico di Abbatino che, fra timore e tremore, fra violenze imperanti, avverte la caduta dell’intelletto umano, della conoscenza e della ragione, delle virtù teologali tutte recuperabili attraverso la categoria dell’amore e della misericordia.
Abbatino rifugge dalla politica, degenerata nella democrazia che già Platone la avvertiva come violenza e si avvia verso il cammino della libertà, della identità dell’uomo e della verità.
Varie sono le definizioni dell’amore che, secondo Platone, è mancanza, insufficienza, desiderio di conquistare la bellezza e di vincere la morte, amore per la sapienza che conduce a Dio. Per Agostino l’amore è un concetto divino e teologico. Amare Dio significa amare l’Amore: “l’amore fraterno fra gli uomini non solo deriva da Dio, ma è Dio stesso. Tommaso Campanella ritiene che le tre primalita’ dell’essere, cioè i principi costitutivi del mondo, siano il potere, il sapere, e l’amore. Per Pascal l’amore è consolazione, è un Dio che riempie l’anima e il cuore e avverte l’uomo la propria miseria e la sua misericordia infinita. Lo stesso Hegel osserva che la morte di Cristo è l’Amore più alto, nel senso di comunione tra il divino e l’umano. L’amore visivo, tra gli occhi, è la relazione caduca, mentre la comunione dei cuori è ineffabile, eterna.
Nel rapporto con la donna amata, l’amore è paragonata dai poeti ad un fiore da cogliere secondo una dimensione estetica. Volendo definire la natura dell’arte, dirò che essa è visione o intuizione, contemplazione e rappresentazione. Non ha niente  in comune con la fisica positivistica e con l’utile; né tanto meno col mito, perché quest’ultimo è religione. Ma l’arte è sempre lirica, nasce da una macchia, (come dicono i pittori), cioè da uno stato d’animo. L’arte è il sacrario dove finito e infinito convivono in una comunione di intenti, è l’abbraccio fra due spiriti finalizzato alla realizzazione dell’uno di Plotino.
Declamando le poesie di Carlo Abbatino come Maika, pag. 9; Vorrei questo mio amore, pag. 11 Dolcissima, pag.12; Occhi di donna, pag. 13; Sposarsi è amarsi, pag. 17; La mia anima, pag. 21; Mamma, pag. 23;Angela, un fiore nella serra, 37; L’attesa, 45; Sull’onda cheta, 46; si colgono molti motivi poetici, come l’amore, l’amicizia, la sublimità, la luce, la donna come conforto dell’uomo, i suoi occhi, il suo sorriso, l’incanto dell’alba, la primavera, la donna come fuoco e calore, il pigolio dei passeri, la gioia del vivere, la passione, la figura della madre, la Grazia, il tempo perduto e poi ritrovato, l’amore per Angela;”Sono i tuoi occhi oceani  luminosi”, la sofferenza e la stupenda lirica: “nell’onda cheta” che rimanda, per analogia, alla poesia leopardiana “La quiete dopo la tempesta”, ove Abbatino e Leopardi, con ragionate distanze, raggiungono l’acme della liricità, l’essenziale ragione della vita, ove l’aria si libera dai nembi per osservare la valle e il fiume, i petali di rose rosse, la malinconia del tempo, l’anima romantica.
La ricchezza concettuale trabocca dal cuore di Carlo  che custodisce il tutto nello scrigno della misericordia, che si fa tenerezza, fusione e sinolo tra finito e infinito.
L’Autore ha vissuto dialetticamente le fasi della vita fra marosi minacciosi che si acquietano nella ricerca di Dio, così come ebbe ad essere la personalità di Agostino da Tagaste. Il quale, dopo aver letto l’Ortensio , di Cicerone, divenne un’anima che  bramava l’immortalità, l’àpeiron; abbandonò, in tal modo, l’eresia manichea e si convertì al Cristianesimo operando , così, una sintesi tra filosofia, fede e vita. Ma Carlo Abbatino è già cristiano, la fede nella illuminazione divina lo circonda, ha avuto il coraggio di raccontare la sua storia, le sue liriche hanno l’andatura ritmica del racconto nel quale “il buio si fa luce e la luce gli indica la retta via.
E ora lo sai, caro Carlo, che il posto caldo, il tepore della vita, l’angolo dell’amore è quello in cui tu e l’adorata Angela vi sussurrate parole d’amore.

Pasquale La Briola

Non possiamo che trascrivere senza sciupare le parole del ricordo: “Io le chiusi delicatamente gli occhi e una immensa tristezza confluì nel mio cuore e si convertì in lacrime, ma per un imperioso comando della volontà i miei occhi non raccoglievano quella sorgente, fino a rimanere asciutti e molta pena provavo in tale lotta”
Forte dolce Monica! “ In quella sua ultima malattia, accarezzandomi mentre la curavo, mi chiamava figlio affettuoso e, volgendo la mente al passato, con grande tenerezza d’amore, mi diceva di non aver mai sentito dalla mia bocca una parola dura o un accento mortificante” (Conf. IX, 12,30) Veramente l’amore sa risanare più che dimenticare!
Il corpo fu portato a seppellire accompagnato dai fratelli e le sorelle della piccola comunità cristiana, che avevano conosciuta la santa vita di Manica e la vicenda che l’aveva resa vittoriosa degli errori del figlio. Fu offerto con grande pietà il santo sacrificio del riscatto, come era in uso in tutta la Chiesa.
Nemmeno tornando nella casa vuota di tanta presenza, Agostino, riuscì a piangere. Sedeva angosciato in un angolo. Non si trattava del trapasso di una persona cara, di una madre come tutte. Il dolore di quella morte poteva misurarlo solo lui. Pregava ma, come nel passato, Dio sembrava assente: voleva fargli assaporare quella nuova solitudine. Si alzò di scatto. Aveva presa la determinazione di fare un bagno, sperandone una liberazione psicologica. Nulla! Sempre più oppresso dai ricordi e da quell’assenza, verso sera andò a coricarsi. Il sonno, forse, poteva far dimenticare per qualche ora.
Monica morì ad Ostia, nell’autunno del 387. Ma come il figlio è una madre che vive.

La fotogallery della presentazione del libro “E’ solo Amore” di Carlo Abbatino per l’Unitre (foto www.SassiLive.it)