- SassiLive - https://www.sassilive.it -

Fp Cgil Potenza contesta modalità di controllo green pass all’Arpab, sotto accusa il dg Tisci

Controllo del green pass all’Arpab, Fp Cgil Potenza: “Nella sede di Matera il dg Antonio Tisci assegna la funzione non a un dirigente, come successo altrove, ma a un dipendente tecnico, guarda caso in passato Rsu della Fp Cgil. Il dipendente, dotato solo del proprio smartphone, è costretto a verificare il green pass anche all’utenza esterna, distogliendolo dal suo fondamentale compito di monitoraggio e controllo ambientale. Provvedimenti che hanno altra matrice e che nulla hanno a che vedere con la mission dell’agenzia. Di seguito la nota integrale.

La gestione dell’Arpab da parte del direttore generale Antonio Tisci continua ad essere improntata su una concezione personalistica e padronale. Si adottano atti e si pongono in essere scelte che sembrano dettate da logiche ben lontane dal perseguimento di un interesse generale ispirato alla mission dell’agenzia.

L’ultimo atto del dg Tisci consiste nell’attribuzione delle funzioni di controllo del green pass per la sede di Matera a un funzionario tecnico, in organico presso l’ufficio “Suolo e Rifiuti”. Fin qui formalmente tutto nella norma, in conformità alle disposizioni del decreto legge 127 del 21 settembre e alle linee guida, salvo evidenziare che il funzionario in questione è l’unico non dirigente incaricato direttamente dal dg, mentre gli altri incaricati sono tutti dirigenti, con potere di sub delega.

Incomprensibili sono le motivazioni sottese a tale illogica scelta, anche perché presso la sede di Matera sono in servizio due dirigenti (uno a tempo indeterminato e l’altro a tempo determinato) di cui uno già delegato a tale attività solo per i dipendenti del suo ufficio.
Ma il direttore si spinge oltre, disponendo che il predetto funzionario effettui le verifiche anche rispetto all’utenza esterna che, come chiariscono le linee guida, è espressamente esclusa dall’obbligo di esibire il green pass. D’altronde, se così non fosse, tale attività di controllo si trasformerebbe in funzioni assimilabili a compiti di portierato operando un demansionamento di fatto del lavoratore.

Da evidenziare, tra l’altro, che il funzionario è un tecnico che effettua monitoraggi e controlli ambientali anche in campo, venendo distratto così dalle attività istituzionali.

A dimostrazione della matrice con cui il direttore impronta la gestione dell’ente, si aggiunge la mancanza di concrete indicazioni operative e modalità attuative, come le linee guida governative richiedono, ad eccezione di laconiche indicazioni di poche righe che non consentono di districarsi nel concreto esercizio della delega ricevuta. Né tanto meno sono stati messi a disposizione gli strumenti necessari per la verifica: strumenti informatici, dati relativi al personale, Pec, mentre viene suggerito soltanto di scaricare l’app “Verifica C19” e l’uso di un registro cartaceo. Implicitamente, “arrangiatevi come potete e volete”. Sostanzialmente, demandando allo spirito d’iniziativa del singolo, costretto a mettere a disposizione dell’ente il proprio smartphone.

Un caso più unico che raro tra le amministrazioni di questa regione che diventa ancor più specioso alla luce della circostanza che l’unico funzionario incaricato direttamente dal direttore generale dell’Arpab, pur in presenza nella sede di due dirigenti, guarda caso è stata Rsu della Fp-Cgil, ovvero il sindacato che ha lanciato, a seguito delle offensive dichiarazioni di Tisci in occasione della morte di Gino Strada, la raccolta firme per chiedere al presidente Bardi la rimozione del dg. Lo stesso sindacato che ha proposto un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti chiedendo la verifica del possesso da parte del direttore generale dei requisiti richiesti per la nomina all’importante incarico dirigenziale .

Atti e fatti indicativi della deriva di questa agenzia, in barba al rilancio delle sue funzioni e della sua mission e che potrebbero celare indirettamente finalità diverse verso l’organizzazione sindacale che ha contestato la legittimità della sua nomina. È un dubbio che viene alla luce dalla illogicità e contraddittorietà dei comportamenti di Tisci. Citando una frase famosa: “A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina”.