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  Cia-agricoltura e Aiel: lavorare ad una filiera energetica green

 

La valorizzazione del patrimonio forestale in tutte le sue dimensioni e potenzialità ed in particolare l’incremento della produzione di energia elettrica da biomasse agricole e forestali è un obiettivo della Cia-Agricoltori da raggiungere attraverso le proposte contenute nel Progetto “Il Paese-la Basilicata che vogliamo” con il contributo dell’AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali). Quest’ultima è l’associazione delle imprese della filiera legno-energia che da 20 anni si occupa di promuovere la corretta e sostenibile valorizzazione energetica delle biomasse agroforestali, in particolare i biocombustibili legnosi (www.aielenergia.it). L’associazione rappresenta circa 500 imprese della filiera, tra cui circa il 70% delle aziende italiane ed europee di costruzione di apparecchi domestici e caldaie (circa 700 M€ di fatturato) e, sul fronte dei biocombustibili, circa 150 produttori di legna e cippato e 90 imprese italiane di produzione e distribuzione di pellet.
Per la Cia lavorare a una filiera energetica “green” tutta lucana oltre a consentire risparmio energetico e riduzione di emissioni inquinanti favorirebbe l’occupazione, in particolare quella giovanile. Tutti dati condivisibili e obiettivi probabilmente raggiungibili, ma se si superano le criticità che la Cia del resto non nasconde: prima di tutto è necessario che i contributi alle energie sostenibili accompagnino la transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, con interventi che premino l’innovazione e l’efficienza a discapito delle speculazioni. Gli obiettivi, però, non devono essere solo quantitativi ma anche qualitativi: bisogna avere le idee chiare sui modelli aziendali che vogliamo sostenere tramite il sistema delle tariffe incentivanti. La generazione distribuita, cioè piccoli e medi impianti diffusi nel territorio e orientati allo sviluppo locale è la chiave per dare agli agricoltori un ruolo centrale nella ‘rivoluzione verde’ e trasformarli da semplici fornitori di biomasse, che altri trasformeranno energeticamente, in protagonisti virtuosi e consapevoli sul fronte alimentare, energetico e ambientale.
La strategia proposta si chiama “Rottamare ed educare” ed è contenuta nel Libro Bianco redatto da AIEL e dedicato al futuro del riscaldamento a legna e pellet con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni, policy maker e opinione pubblica riguardo al contributo che il settore può dare per riscaldare in modo sostenibile e pulito le famiglie italiane.
La strategia elaborata da AIEL propone di incentivare la sostituzione dei generatori vecchi ed inquinanti con sistemi di riscaldamento a legna e pellet moderni ed efficienti, caratterizzati da emissioni di PM10 da 4 a 8 volte inferiori rispetto alle tecnologie più datate. Il percorso del turnover tecnologico, che AIEL ha stimato in circa 350 mila nuovi generatori l’anno per 10 anni, è la soluzione per contribuire alla riduzione dell’impatto della combustione domestica di legna da ardere e pellet sulla qualità dell’aria.
È fondamentale inoltre avviare un’azione incisiva di informazione e sensibilizzazione degli utenti finali, in particolare di chi utilizza legna da ardere. Una conduzione scorretta dell’apparecchio a legna può infatti causare incrementi notevoli delle emissioni di PM10 e di carbonio organico, responsabile della formazione di PM10 in atmosfera, anche di 10 volte rispetto a un utilizzo ottimale.

In Italia, nell’ultimo decennio il livello prestazionale e tecnologico dei sistemi di riscaldamento è cambiato: una parte delle tecnologie di combustione più obsolete sono state sostitute da apparecchi moderni, caratterizzati da elevata efficienza e ridotte emissioni. Occorre velocizzare e irrobustire questo processo. Le emissioni della combustione del legno nel Paese sono diminuite del 23% dal 2010 al 2018, passando da 123.000 a 95.000 tonnellate (Ispra 2020).

L’incentivo, messo a disposizione dei privati e della pubblica amministrazione per interventi volti all’incremento dell’efficienza energetica e alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili, ha dato impulso al turnover tecnologico. Il Conto Termico è tuttavia ancora poco conosciuto e utilizzato: la spesa annua nel 2019 per incentivare tutti gli interventi realizzati da privati (77,6% del totale) ammonta a 213,6 milioni di euro, a fronte di un limite di spesa annuo di 700 milioni di euro.

Per raggiungere ─70% di emissioni in dieci anni è necessario confermare e migliorare i sistemi incentivanti esistenti a sostegno del turnover tecnologico, primo fra tutti il Conto Termico, prevedendone un potenziamento, non in termini di budget, ma di capacità di fruizione e di semplificazione del meccanismo di accesso. Un altro elemento è il rafforzamento dello schema di certificazione volontario dei generatori per il riscaldamento domestico alimentati a legna e pellet, ariaPulita® e l’utilizzo di combustibili legnosi certificati, come la certificazione del pellet ENplus® e la certificazione di qualità di legna da ardere e cippato Biomassplus®. Va ricordata anche l’importanza della qualificazione professionale degli installatori e dei manutentori di impianti a biomasse.

Sul fronte dell’educazione la sfida è di fornire ai consumatori informazioni fondamentali come gli impatti della combustione, le modalità di corretto utilizzo dei generatori, le norme di installazione, i controlli previsti e gli obblighi a cui adempiere, oltre ai sistemi incentivanti per accelerare il turnover tecnologico. L’utente deve imparare ad utilizzare correttamente gli apparecchi, abbandonando comportamenti errati e sostituendo i vecchi impianti che non possono più essere utilizzati.
L’agricoltura è pronta a rispondere alle nuove sfide e vuole essere al centro di questo processo di cambiamento -ha spiegato il presidente di Cia Dino Scanavino – ma serve una collaborazione a 360 gradi e l’attenta analisi delle esigenze reali del settore. Non possono, cioè, essere individuati obiettivi e percorsi senza fornire agli agricoltori tutti gli strumenti necessari per continuare a produrre, contrastare i cambiamenti climatici così come nuovi parassiti e malattie, difendere l’ambiente e rispondere alle richieste dei consumatori. Per questo, chiediamo che, per il settore, si tenga conto delle tempistiche dei processi produttivi e del progresso scientifico e tecnologico, investendo per esempio sulle nuove tecniche di miglioramento genetico, sull’agricoltura di precisione, sul rinnovo dei mezzi meccanici con un parco macchine a minori emissioni e combustili”.Questa grande trasformazione in chiave green, in uno scenario già complicato dalla pandemia, “dovrà essere sostenuta da risorse proporzionate. In particolare -ha chiosato Scanavino- la nuova Pac è chiamata a supportare la transizione, con un ruolo e un budget adeguato al nuovo modello di sviluppo, ma non potrà essere l’unico strumento a sostegno dell’agricoltura. Un aiuto potrebbe venire dai 15 miliardi per il comparto previsti dal piano Next Generation Eu, che dovranno essere resi disponibili subito e non dal 2022, per garantire la continuità operativa del settore”.