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Riflessione dell’arcivescovo di Matera-Irsina Monsignor Pino Caiazzo sul tempo di Avvento in vista del Santo Natale

Riportiamo di seguito la riflessione dell’arcivescovo di Matera-Irsina mons. Pino Caiazzo sul tempo di Avvento in vista del Santo Natale.

Tempo di Natale, Tempo di Dio, Tempo degli Uomini

Ai Confratelli Presbiteri
Ai Religiosi e Religiose
Ai Diaconi
Al fedeli tutti di Matera – Irsina

Carissimi,

si avvicina il “tempo” dell’Avvento che ci prepara a celebrare il Natale di Gesù. Un “tempo” che, come credenti, siamo chiamati a vivere con intensità e consapevolezza. Viviamo in un “tempo” in cui si è talmente presi da molteplici interessi che spesso ci sembra di “non avere tempo”.
Il tempo di Avvento è il momento propizio per riflettere che siamo sempre nel pensiero di Dio, a cui non manca mai il tempo per noi.
La mancanza di tempo sta minando seriamente la nostra convivenza umana. Chiusi nel mondo ristretto dei propri pensieri, dei propri modi di vedere e d’intendere, rischiamo di assolutizzare il nostro pensiero e il nostro operato. In nome di che cosa? Si risponde: in nome della libertà! Atteggiamento che esclude gli altri dalla propria vita e comporta il culto di se stessi e non la ricerca del bene comune.
L’episodio dell’incendio della cascina ad Alessandria, fatta esplodere dal proprietario, che ha provocato la morte di tre giovani Vigili del Fuoco, deve farci riflettere: arricchirsi senza scrupoli, sul sangue versato di chi difende la vita, sul dolore di chi piange chi non è più, è un chiaro segno di una umanità senza Dio. Umanità che si commuove davanti al Bambinello del presepe ma non è capace di fronte al dono prezioso della vita.
Capita spesso che nella vita sociale come in quella politica o in quella della Chiesa non si cerca di camminare insieme portando avanti un progetto comune per un bene più grande, ma si agisce da solitari, evitando l’incontro e coltivando lo scontro. Nei luoghi pubblici, dove dovrebbero regnare il senso di responsabilità e di impegno per l’attuazione del bene comune, emergono arroganza e conflitti, nella ricerca affannosa dell’affermazione della propria opinione. Manca il tempo per un confronto serio e costruttivo.
Di fronte alle calamità naturali, come è successo il 12 novembre a Matera e nel Metapontino, quando tutti abbiamo sperimentato la forza devastante della natura, siamo invitati a rimboccarci le maniche e mettere insieme le energie propositive per capire come fronteggiare le emergenze e prevenirle nei limiti del possibile. Sterili polemiche e inopportune accuse non servono, non aiutano nessuno.

L’Avvento è il tempo propizio, Chiesa di Matera–Irsina, per avere il coraggio di abbandonare gli otri vecchi dell’individualismo, del pessimismo, del disinteresse, delle critiche distruttive, dell’isolamento e di versare il vino nuovo negli otri nuovi.
Celebrare il Natale significa oggi non semplicemente ammirare Gesù Cristo nella poesia del presepe, ma accoglierlo nel presepe della nostra storia personale, familiare, ecclesiale, politica, sociale. Partendo dalla riflessione che si sta concludendo il “tempo” per celebrare il nostro Sinodo Diocesano e quello di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, ho pensato che durante questo “tempo” di Avvento potremmo rivisitare alcuni luoghi significativi della storia della salvezza, accendendo luci di speranza. Siamo invitati a guardare avanti con fiducia, ben sapendo che se Dio ha “tempo” per noi, anche noi dobbiamo entrare nel “tempo” di Dio, in un cammino sinodale e nella certezza che la cultura è carità, per essere signori del “tempo”.
Propongo di accendere queste quattro luci, domenica dopo domenica, sia in chiesa che nelle nostre case, entrando virtualmente in quattro luoghi della storia della salvezza che hanno la stessa radice, Beth, casa, con questo significato:

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO: “viviamo questo tempo come attesa”
La candela di Betfàge. Pensiamo alla nostra Chiesa di Matera–Irsina in Sinodo.
Betfage significa «casa dei fichi primaticci o non maturi», luogo che si trova vicino al monte degli Ulivi a Gerusalemme, verso Betania. Qui vengono ricordati l’incontro di Gesù con Marta e Maria prima della resurrezione di Lazzaro e l’ingresso di Gesù a Gerusalemme tra la folla osannante.
Come Chiesa Diocesana stiamo maturando, attraverso la preghiera, l’ascolto della Parola, il confronto, la fatica di andare avanti, scelte che ci aiutino ad uscire dai nostri schemi e personalismi, in ascolto della voce dello Spirito. Cammino iniziato lontano negli anni e che sta proseguendo conseguenzialmente. I frutti si gusteranno a suo tempo, quando in ognuno di noi echeggerà il grido commosso di Gesù verso Lazzaro: “Vieni fuori dalla tomba della morte”. Questo è un tempo di attesa, vissuto nel desiderio di condividere il cammino dietro Gesù verso la Gerusalemme del cielo. Accendere questa candela deve ricordare a tutti il senso di appartenenza a una grande famiglia che è la Chiesa. E la Chiesa è di Gesù Cristo che è il Capo e in questa famiglia tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri. Camminare da soli e farsi la propria Chiesa è pericoloso e dannoso. La storia ci insegna che queste situazioni creano lacerazioni e divisioni in seno al corpo di Cristo.
Invito i gruppi, le associazioni, i cammini di fede, le confraternite a inserirsi nelle comunità parrocchiali sotto lo sguardo attento e responsabile del parroco, mettendosi a servizio delle stesse.
Facciamo maturare i “fichi” per essere casa che gusta con tutti i suoi abitanti le delizie dello Spirito.

SECONDA DOMENICA DI AVVENTO: “viviamo questo tempo gustando il silenzio”
La candela di Betsaida. Pensiamo alla nostra Chiesa di Matera–Irsina intenta a guardare lontano.
Betsaida significa «casa della pesca». È la città di Pietro, Andrea e Filippo. Gesù qui diede la vista al cieco nato, spezzò i cinque pani e i due pesci perché venissero distribuiti a cinquemila persone, ma rimproverò Betsaida perché, nonostante ci fossero stati tanti segni e miracoli, non si convertì.
La nostra Chiesa Diocesana vive in comunione con Pietro e gli Apostoli. Quello che fa il singolo laico, religioso, prete, è compiuto non a nome personale ma della Chiesa. È l’unica condizione per guardare lontano attraverso la luce che il Signore accende nei cuori di ognuno.
È l’unica condizione per essere capaci, e non da soli, di nutrire le migliaia di fratelli e sorelle affamati di vita, di Dio. Nostro compito, nel silenzio, è quello di operare e agire sfamando tante attese e speranze e dissetando tanta arsura di verità, di giustizia. In questo tempo di silenzio, risentiamo la chiamata di Gesù che ci invita a spezzare il pane con tutti e per tutti.
Accendere questa candela deve ricordarci che le nostre comunità, vivendo l’Attesa della venuta di Gesù, si ripropongono come case che accolgono l’uomo nella sua fragilità spirituale, umana, culturale e materiale. La Chiesa è la casa di tutti e non di alcuni. Gesù viene per stare con ogni uomo.
Invito tutti ad essere vicini a quanti lottano per difendere il loro posto di lavoro (penso in particolare agli operai della FERROSUD), facendoci compagni di strada affinché la dignità di tante famiglie sia salvaguardata con una progettualità chiara, seria, di riconversione.

TERZA DOMENICA DI AVVENTO: “viviamo questo tempo riscoprendo la preghiera per agire”
La candela di Betania. La Chiesa di Matera–Irsina dilata gli spazi dell’amore.
Betania significa «casa del povero o casa di Anania». È il villaggio di Lazzaro, Marta e Maria, gli amici di Gesù. Qui Gesù si fermava ed era accolto ogni qual volta si recava a Gerusalemme. Qui fu risuscitato Lazzaro dopo quattro giorni dalla sua morte. Una casa in cui Gesù amava ed era amato. Dilatare gli spazi dell’amore sono l’obiettivo quotidiano della nostra Chiesa locale. Le nostre comunità parrocchiali stanno scoprendo sempre di più che quando c’è sinergia nell’impegno e nel lavoro con il medesimo intento, si è costruttivi.
L’amore si fa spazio da solo senza rumore, senza pubblicità, senza ricerca di consensi. Gli spazi dell’amore si dilatano se ogni azione è frutto di preghiera e di adorazione del Signore presente nell’Eucaristia. Noi non siamo una organizzazione non governativa (ONG) e non ci sostituiamo alle istituzioni, ma agiamo in nome di Cristo, animati dalla forza dell’amore che viene da lui. Con questo spirito di apertura all’altro, la Caritas, quale Ufficio Pastorale, promuove «la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica» (art.1 dello Statuto).
Le nostre chiese siano sempre case pronte ad accogliere quanti bussano quotidianamente. C’è bisogno di ascolto (“Marta, Marta, tu ti agiti e ti preoccupi per troppe cose. Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà mai tolta”), di tempo, per condividere lacrime e sorrisi. Servizio esaltante anche se impegnativo. Accendere questa candela deve ricordarci che le nostre mense e case di accoglienza di Piccianello, di via Cappuccini, di S. Rocco, della Madonna della Bruna, della dispensa Cibus, di Terzo Cavone, di Bernalda, di Serra Marina e tutte le Caritas parrocchiali, devono avere come modello la casa di Betania.
Invito tutti a sostenere i centri di ascolto delle Caritas parrocchiali presenti su tutto il territorio della nostra Arcidiocesi, coltivando l’accoglienza, l’ascolto, la disponibilità, la concretezza nei gesti.

QUARTA DOMENICA DI AVVENTO: “un tempo di Contemplazione e di condivisione”
La candela di Betlemme. La Chiesa di Matera–Irsina accoglie il Vino Nuovo.
Betlemme significa «casa del pane o della carne» (dipende se viene tradotta dall’ebraico o dall’arabo). A Betlemme nacque David, secondo re di Giuda e Israele. L’evangelista Luca la chiama “la città di David”. Il Profeta Michea (cfr. 5,1) annuncia che il Messia deve essere suo discendente e nascere nella sua città. Profezia che si è adempiuta con la nascita di Gesù. Attraverso la stella i Magi arrivarono a Betlemme per adorare Gesù.
Come i Pastori e i Magi stiamo terminando il nostro cammino in preparazione al Natale per adorare Gesù, l’Emmanuele, il Dio che si è fatto carne ed è venuto a stare in mezzo a noi, lasciandoci il memoriale del cibo di vita eterna (nel pane e nel vino) nel memoriale dell’Eucaristia.
Prepariamo nelle nostre chiese e nelle nostre case il presepe ma ritorniamo ad adorare Dio presente nel Pane Eucaristico. Adoriamolo anche noi come i Pastori e i Magi, usciamo dalle nostre case, lasciamo le nostre attività e mettiamoci in ascolto della Parola che è venuta ad abitare tra noi e che continua a ricordarci che lui ha sempre “tempo” per noi.
È bello ritrovarsi insieme a casa, in famiglia, con gli amici e fare festa. Lo è ancora di più se scopriamo che la nostra comunità parrocchiale è la “casa del pane” che viene spezzato per tutti e condiviso con tutti. Gesù è nato a Betlemme, ma oggi chiede di nascere nella nostra Parrocchia, nelle nostre case, nella vita di ognuno. Adoriamo la sua presenza riscoprendo la bellezza della Veglia di Natale e il giorno di Natale. A fine ottobre, come sapete, mi sono recato in Moldavia. Nazione povera ma ricca di valori. Ci sono pochissimi preti (15, quasi tutti stranieri) e cattolici (20.000 in tutto). Eppure sono rimasto edificato. I sacerdoti, pur di partecipare alle meditazioni da me condotte, hanno percorso, per venire a Chisinau (la capitale) e ritornare a casa, anche 600 Km, e così i fedeli il giorno dopo a Balti (160 Km dalla capitale), provenienti dalle diverse parti della nazione, sfidando il cattivo tempo, il freddo e le strade impraticabili. La gioia che traspariva dai loro volti ripagava i disagi sofferti.
Siamo Pastori, Magi, Lucani, Moldavi, ma tutti in cammino per lasciarci avvolgere dalla luce che illumina le tenebre di ogni notte: Gesù.
Invito tutti a vincere la tentazione della pigrizia, per metterci seriamente in cammino visitando i presepi viventi di fratelli e sorelle soli, ammalati, abbandonati, senza affetti, riscoprendo il gusto della liturgia del Natale di Gesù.
Auguro a tutti un santo cammino per vivere il Natale di Gesù.
Invoco su ognuno di voi la protezione di Maria, donna dell’Attesa, che veneriamo sotto il dolce titolo di Madonna SS. della Bruna, di S. Eufemia, di S. Eustachio, di S. Giovanni da Matera, di tutti i vostri Santi protettori e vi benedico.

Don Pino

CATECHESI DELL’ARCIVESCOVO
Anche quest’anno, nella città di Matera, terrò le catechesi, scegliendo luoghi che ci appartengono e dove personalmente accenderò le candele seguendo lo schema che vi ho proposto:
1. Comunità terapeutica Casa dei giovani, Via D. Alighieri, 84 (lunedì 02 dicembre h. 20.00) 2. Caritas Diocesana, Via Cappuccini, 15 (lunedì 09 dicembre h. 20.00)
3. Casa Don Tonino Bello – Parrocchia S. Rocco, Via Lucana, 249 (lunedì 16 dicembre h. 20.00)
4. Mensa “Don Giovanni Mele” – Casa di accoglienza CEA – Parrocchia Maria SS. Annunziata, Via G. Marconi, 103 (lunedì 23 dicembre h. 20.00)

CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DALL’ARCIVESCOVO
1. Veglia di Natale nella Concattedrale di Irsina
2. Natale del Signore: h. 9.00 S. Messa nella Casa Circondariale di Matera
3. Natale del Signore: h. 11.00 S. Messa nella Cattedrale di Matera
4. Epifania del Signore: h. 11.00 S. Messa nella Cattedrale di Matera e amministrazione del Sacramento della Cresima