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Nino Vinciguerra (La storia siamo noi): “Vincenzo Caropreso, cittadino del cielo”

Nino Vinciguerra per la rubrica “La storia noi” ricorda Vincenzo Caropreso, “cittadino del cielo”, a 95 anni dalla sua morte.

Il 16 dicembre 1857 un violentissimo terremoto devastò la Basilicata. Si contarono 9237 morti di cui oltre 3000 nella sola Montemurro, paese dei Caropreso. Vincenzo Caropreso (senior), che aveva perso due figlie in quella tragedia si trasferì a Matera. Il figlio minore, Enrico, nel 1879 sposò Lucia Bronzini ed ebbero quattro figli ma due morirono in tenerissima età; sopravvissero Vincenzo e Angela. Enrico fu superficiale e, oltre a non amministrare con oculatezza i beni di famiglia ricoprendosi di debiti, non ebbe rispetto dei vincoli coniugali. Nel 1890 la moglie Lucia, con un atto di coraggio (considerando i tempi e il luogo), chiese la separazione legale per colpa del marito e il primo a testimoniare a suo favore, nella causa di separazione, fu proprio il fratello del marito, don Giuseppe. Però gli avvenimenti tragici, purtroppo, non mancarono. Il 5 novembre 1892 morì Angela (7 anni) mentre il 16 novembre morì don Giuseppe, assassinato dal bandito Chitaridd. Dolori e avversità che segnarono il giovanissimo Vincenzo che fu colpito da una grave forma di depressione. A fatica superò la crisi e si allontanò da un ambiente che ormai vedeva ostile. Infatti si iscrisse all’Università di Montpellier, in Francia, intraprendendo gli studi di ingegneria. Ben presto però si appassionò allo studio dell’astronomia. Contattò Azeglio Bemporad, futuro Direttore della Specola di Capodimonte, e Camille Flammarion, astronomo francese e fondatore della Société Astronomique de France. Il 15 marzo 1905 Vincenzo Caropreso fu ammesso come membro titolare nella Société Astronomique de France. Acquistò un telescopio con il quale continuò le osservazioni del cielo dalla terrazza del suo villino di campagna (dove, nel frattempo, è andato a vivere dopo essere tornato in Italia). Il telescopio, “testimone muto del suo appassionato fervore per la scienza di Urania”, negli anni ’30 fu donato al Liceo “Duni”. Il 25 aprile 1911 un altro grave lutto colpì la sua famiglia, morì lo zio Raffaele Bronzini lasciando nel dramma la moglie Anna Torraca (disabile) e cinque figli (dai 14 ai 2 anni). Sensibile e generoso adottò, per “concorrere a sollevare questa famiglia”, la cuginetta Carolina. “Conoscerai la Scienza, è Essa una Fata e sotto la sua protezione riuscirai a trovare la migliore felicità, diventerai buona e saggia e potrai aiutare la tua famiglia onorando la memoria del caro Padre tuo. Ecco perchè ti inizio a cose dell’intelligenza, all’amore verso il sapere”. Era un brano dell’invito a Carolina a continuare un Florilegio. Caropreso, per alcuni anni, prestò la sua opera come Assistente Astronomo Volontario presso l’Osservatorio di Capodimonte; furono gli anni più sereni di quest’uomo tormentato che aveva trovato “l’unico lavoro capace di alleviare in parte le pene di un’esistenza diventata insopportabile”. Lavorò per l’osservatorio e lavorò per i giovani che si rivolgevano a lui per insegnamenti e aiuti per gli studi. Il suo sogno però era quello di avere un osservatorio a Matera. Intraprese contatti con l’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica e dopo alcuni anni iniziarono i lavori in muratura per la sistemazione della cupoletta d’osservazione sul suo villino. Mentre seguiva i lavori Vincenzo Caropreso fu colpito da broncopolmonite e dopo pochi giorni di malattia, l’8 febbraio 1926, morì nel suo villino in Via Chiancalata. Non aveva ancora compiuto 45 anni. Chi fu Caropreso? Ebbe vastissimi interessi, fu un precursore che riusciva a scardinare le utopie guardando oltre qualsiasi orizzonte. Spaziava in vari campi e i suoi pensieri non erano assolutamente astratti (pur se così sembravano agli occhi di chi non riusciva a dare la giusta interpretazione). Era pacifista: “La piaga maggiore di ogni nazione è il militarismo. Esso cagiona la miseria e questa a sua volta la corruzione e la delinquenza…”. Amava la vita, amava il prossimo: “Può chiamarsi sacrificio il privarsi di una cosa per alleviare una miseria, far gioire un cuore? Non vai piuttosto incontro a un’estasi col procurare un sorriso?”. Il suo desiderio di amore verso tutti e tutto lo definiva “Armonia universale”.

.(Bibliografia: “Vincenzo Caropreso, cittadino del cielo” – Maria Lucrezia Schiavone, 2010; “Personaggi della storia materana” – Antonio Giampietro, Altrimedia Edizioni 1999; “Palazzi antichi di Matera” – Mauro Padula, Altrimedia Edizioni 2002)