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Clelia Mori presenta la mostra “Il mistero (negato) del corpo che non tace”, Loriana Lucciarini presenta il libro “Doppio carico. Storie di operaie”: report e foto

È stata inaugurata ieri mercoledì 6 novembre e sarà visitabile fino a domani venerdì 8 nella Biblioteca Tommaso Stigliani di Matera la mostra “Il mistero (negato) del corpo che non tace” dell’artista Clelia Mori promossa dalla Fiom Cgil di Basilicata e dalla Fondazione Basilicata futuro.
All’inaugurazione, oltre all’autrice, erano presenti la scrittrice Loriana Lucciarini,che per l’occasione ha presentato il suo libro “Doppio carico. Storie di operaie” edito nel 2019 da Villaggio Maori Editori in coedizione con Meta Edizioni,rappresentanti della Fondazione Basilicata Futuro, Giorgia Calamita della segreteria regionale Fiom Cgil Basilicata e la storica dell’arte Katia Ricci.
La mostra “Il mistero (negato) del corpo che non tace” nasce a seguito della protesta di alcune operaie della Fiat di Melfi, tra le quali Iolanda Picciarello, presente all’inaugurazione, che nel 2015 denunciano l’obbligo di indossare le nuove tute bianche da lavoro con il rischio che si sporcasserofacilmente di sangue durante il ciclo mestruale. Una vicenda che colpisce notevolmente Clelia Mori che decide di appoggiare la protesta delle operaie attraverso un progetto artistico, ricamando il sangue mestruale sulle tute realmente indossate dalle lavoratrici.
“Questa mia mostra esposta a Matera, Capitale europea della cultura 2019, ha per me un grande valore – ha detto Clelia Mori – Parliamo delle donne della Basilicata, nel loro mistero che viene negato e al tempo stesso costretto a rivelarsi. Parliamo del sangue mestruale, che io chiamo sangue di vita, segno irriducibile della differenza tra i sessi. Quello che è successo credo sia l’apoteosi della stessa visione della differenza di sesso tra uomini e donne. I corpi delle donne e degli uomini non sono uguali, non fanno le stesse cose, non si possono eguagliare in nome della produzione capitalistica. E se la ribellione delle operaie non ha avuto il risalto mediatico, filosofico e politico che hanno avuto altre prese di parola, come il movimento Me too, la loro dimensione comunque va alla radice della differenza tra i sessi: sono le donne a dare la vita e a mettere al mondo figli e figli.
Quando lessi la notizia – ha continuato Mori – portava a galla tutto il non detto. È molto il nascosto delle nostre vite di donne, con tutte le paure sul nostro corpo che una cultura di origine patriarcale ci aveva costruito addosso. Ho pensato che questa luce accesa dalle operaie di Melfi non dovesse restare reclusa al dibattito sindacale locale ma, attraverso lo statuto dell’arte, affrontare il tema più alto e universale del corpo femminile. Ho usato il ricamo oltre al disegno e alla pittura. Tutti sappiamo cosa per le donne voglia dire ricamare, tessere lenzuola, trasformare lino e cotone in qualcosa di utile e bello. Ricamare con il filo di varie tonalità di rosso mi è sembrato un gesto naturale come dipingere. Ho utilizzato il ricamo per raccontare la realtà di un corpo che dà la vita e onorare il mistero di quel corpo: il gigantismo della macchia di chiamata sfata il tabù delle mestruazioni”.
Di corpi di donne operaie, occupate in catene di montaggio e delle loro storiefatte di ritmi estenuanti, camere sterili e vertenze sindacali, parla il libro “Doppio carico. Storie di operaie” della scrittrice Loriana Lucciarini. Una raccolta in forma di intervista/racconto delle storie di donne che lavorano nel settore metalmeccanico, tra le quali quella di IolandaPicciarello, nel libro con il nome di Livia, che ha raccontato la sua vita nella Fca di Melfi, i tempi di lavoro, “come ci siamo disumanizzati – ha detto alla presentazione a Matera – come siamo diventati parti di ingranaggio, mettendo da parte ciò che è umano, ciò che è fisico”. Iolanda ha raccontato come quelle protesta delle tute bianche avesse portato alla raccolta di 400 firme, di donne e di uomini “che firmarono per solidarietà, in quanto padri e mariti, ma anche perché quelle tute bianche, secondo l’azienda,dovevano dare un senso di pulizia. Ma noi stiamo in fabbrica, ci sporchiamo di vernici e di grasso tutti i giorni”. Il libro è una galleria di ritratti inaspettati in un ambito ancora considerato prevalentemente maschile, dai quali emergono divari e discriminazioni – dal doppio carico di lavoro (dentro la fabbrica e dentro casa) ancora tutto sulle spalle delle donne, alle molestie al gender pay gap – ma emerge anche, e soprattutto, la tenacia di donne che hanno ben chiari i loro diritti e sanno lottare per rivendicarli.
Attraverso l’arte e la scrittura le storie delle operaie della Fiat di Melfi diventano il simbolo dell’emancipazione femminile e della lotta alla disparità di genere.
“La situazione della parità nel mondo del lavoro in Italia è ben rappresentata dal dato sull’occupazione delle donne che supera di poco il 49 per cento – ha detto Giorgia Calamita – Un dato che scende al 33 per cento nel Mezzogiorno. Il tema è quindi duplice: qualità e quantità dell’occupazione in un quadro territoriale divaricato.Servono investimenti destinati al lavoro e al sostegno delle spese sociali perché queste possono determinare condizioni di uguaglianza.Bisogna aumentare i congedi parentali, la formazione obbligatoria dopo la maternità, riconoscere il lavoro di cura, garantire più asili nido e interventi a sostegno della non autosufficienza, nonché nuovi incentivi su politiche di condivisione e conciliazione.Nei luoghi di lavoro non vengono riconosciute le diversità fisiche tra uomini e donne necessarie invece per formulare i cicli di lavoro e le operazioni sulle linee di montaggio.Contro le molestie e le violenze nei luoghi di lavoro è necessaria una contrattazione di genere, con la formazione delle delegate di fabbrica e di figure di riferimento. Ma per contrastare questi fenomeni occorre partire dalle scuole e ricostruire la cultura del rispetto reciproco. La Fiom Cgil Basilicata – ha continuato Calamita – con questa iniziativa vuole continuare il suo impegno a favore della condizione delle donne lavoratrici sui luoghi di lavoro e contro la violenza sulle donne, e modificare la cultura di una società maschilista e patriarcale che vede la donna relegata solo esclusivamente al ruolo di cura della casa e della famiglia. La Fiom intende così dare continuità al lavoro iniziato già da tempo con le assemblee delle metalmeccaniche lucane – ha concluso Calamita – con l’inaugurazione della panchina rossa contro la violenza sulle donne davanti ai cancelli della Fca di Melfi, con la campagna sull’applicazione dell’accordo quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro firmato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria”.