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Luciana Trappolino inaugura a Matera la mostra fotografica “Le ultime donne tatuate del Myanmar”: report e foto

Inaugurata nel pomeriggio negli spazi espositivi di Arti Visive Gallery la mostra fotografica “Le ultime donne tatuate del Myanmar” della fotografa Luciana Trappolino, a cura del Art Director Antonello Di Gennaro. L’iniziativa culturale è stata promossa dall’Associazione Matera International Photography in collaborazione con il CNA Comunicazione e terziario avanzato – Sez. Fotografia, partner dell’evento Arti Visive Gallery.
Al vernissage hanno partecipato l’autrice Luciana Trappolino, il presidente Carla Cantore e il direttore artistico Antonello Di Gennaro del MIP – Matera International Photography, la docente di estetica all’Università degli studi di Bari e presidente della SFI sezione Lucana, Maristella Trombetta, il presidente CNA Basilicata Leo Montemurro, il rappresentate del Comune di Matera, Mino Di Pede, Grazia Di Pede e Franco Di Pede della Arti Visive Gallery.
Luciana Trappolino, in questo suo reportage non predatorio fatto essenzialmente di ritratti, il cui termine più appropriato sarebbe reportrait, racconta, portando l’osservatore a contatto con la storia e i contesti più ampi di cui fanno parte, le donne “Chin” il cui senso della bellezza è piuttosto particolare: il loro viso è decorato con tatuaggi per i quali sono state anche disposte a sopportare sofferenze. Di queste donne ne sono rimaste nel mondo una trentina o giù di lì e oggi la maggior parte di loro ha sessanta, settanta anni. La leggenda narra che quando un re birmano viaggiò nella regione, fu così impressionato dalla bellezza delle donne che ne rapì una per prenderla in sposa: le famiglie Chin avrebbero così iniziato a tatuare le figlie per assicurarsi che non venissero rapite. Altre testimonianze dicono che il tatuaggio sia stato fatto per rendere le donne più belle o, cosa più plausibile, per differenziare le diverse tribù.
I tatuaggi sono realizzati utilizzando spine, sangue di bue, estratti di piante e grasso animale: il processo, estremamente doloroso, specialmente nella parte intorno agli occhi, può richiedere fino a due giorni per essere completato.
La tradizione poi ha iniziato a vivere di vita propria, fino agli anni ’60, quando il governo la bandì giudicandola barbarica. Ancora oggi permane come una pratica importante per la popolazione Chin, anche se sono principalmente le donne anziane a custodire i tradizionali segni sul volto.

La fotogallery della mostra “Le ultime donne tatuate del Myanmar” della fotografa Luciana Trappolino (foto www.SassiLive.it)