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Venezia (PDL): e la bocca sollevò dal fiero pasto

Riceviamo e pubblichiamo una nota inviata alla nostra redazione dal Consigliere regionale del PDL Mario Venezia che riguarda “due articoli, approvati all’unanimità, che, di fatto, pongono un blocco, non sappiamo se definitivo, ad ogni nuova ricerca petrolifera in Basilicata.”

E la bocca sollevò dal fiero pasto

La famosa frase dantesca, riferita al Conte Ugolino, mai come oggi è di forte attualità nel contesto politico lucano. Ampio risalto, giustamente, è stato attribuito alla iniziativa della Giunta di presentare in consiglio regionale, in fase di assestamento di bilancio, due articoli, approvati all’unanimità, che, di fatto, pongono un blocco, non sappiamo se definitivo, ad ogni nuova ricerca petrolifera in Basilicata. Il fatto, ovviamente, è stato accolto con favore da buona parte dalla collettività regionale anche perché, intorno alla questione o ” affaire ” petrolio, si sono, nel tempo, creati ampi angoli bui che rendono oscura una vicenda che, nelle premesse, doveva essere il volano per il decollo economico-sociale della Basilicata. Ma così, purtroppo, non è stato. Da grande opportunità il petrolio è stato trasformato in un’ autentica maledizione che ha prodotto inquinamento, deturpazione ambientale, esplosione di patologie tumorali ed un corredo di negatività non ancora emerse da quello che può diventare il più grande scandalo della storia lucana. Tutto questo associato alle ingenti risorse economiche, derivanti dalle royalties, sperperate nel peggiore dei modi ed impiegate nel ripianare le incolmabili voragini dei bilanci della sanità, sostenere il reddito di cittadinanza solidale cioè ad alimentare lo stato di povertà, a sostenere la truffaldina illusione occupazionale della cosiddetta forestazione ed a mantenere in vita un autentico mostro, l’Arpab, di cui si riconoscono le dolose inefficienze e “sciatterie” ( relazione dell’ex Assessore all’ambiente Mancusi ). La vicenda ARPAB, altro fiore del maleodorante giardino regionale, che nel silenzio, nella complicità anche degli organi di informazione e di larga parte delle Istituzioni, nell’ipocrisia generale, divenuta oramai una costante lucana, si è conclusa con la premiazione del suo ex Direttore Generale, uomo del Partito Democratico, di quel Partito Democratico che, come giustamente ha ricordato il Prof. Caserta, è il partito dei lauti incarichi assessorili, universitari e dei favori ai rampolli del partito, del familismo amorale, dei concorsi vinti sempre e solo dagli amici del partito.
Praticamente, nella consolidata logica del potere lucano che ha sempre voluto porre il popolo in condizione di ricatto, le migliaia di milioni di euro del petrolio sono servite a sostenere la spesa con il risultato che, dopo la grande illusione della industrializzazione voluta dal responsabile principale del disastro Basilicata, Emilio Colombo, la grande, forse unica occasione è stata trasformata nella peggiore delle disgrazie.
E’ davvero incredibile come quello che per tutto il mondo è l’oro nero, la ricchezza per milioni di persone, da noi diventa il più putrido fango, la fonte di avvelenamento e causa dell’esplosione tumorale della regione.
Ma è il petrolio la negatività o, al contrario, è dannoso l’operato del centro sinistra lucano? A leggere la lettera dell’Assessore Pittella, che come è noto è un esponente di spicco del Partito Democratico, la seconda ipotesi sarebbe quella più accreditata.
È il centro sinistra che ha drammaticamente sbagliato e dovrebbe, a suo dire, trovare la forza per un profondo cambiamento e trasformarsi, addirittura, da partito regione a partito della regione. Francamente, e con tutto il rispetto per il dott. Marcello, non mi sembra un grosso cambiamento quello auspicato perché, a mio avviso ed anche da un punto di vista grammaticale, si passerebbe da un partito inserito, radicato nel Palazzo e rappresentativo dello stesso ad un partito, addirittura, di proprietà del Palazzo e posto in maniera ancora più profonda, maggiormente bulgara, nel potere.
Ora pensare, considerato l’impadronimento ad ogni livello, coscienze comprese, da parte del PD dell’intera regione, ad un qualcosa di più radicato, di più intimo mi preoccupa fortemente perché auspicato da una persona culturalmente liberale e non liberticida. Ma, evidentemente, il tritacarne lucano riesce a mietere nuove, illustri vittime.
Tornando al petrolio, dopo che per anni il centro sinistra lucano ha fatto enormi guadagni politici, a partire dal 1998 epoca dei primi accordi con le compagnie petrolifere e riaggiornati proprio dall’attuale Presidente, riuscendo in buona parte a calmare gli insaziabili appetiti .del sistema servo-clientelare, improvvisamente, con un mero atto amministrativo qual è l’assestamento, De Filippo solleva la bocca dal fiero pasto.
Perché? Cosa, in verità, si nasconde dietro una tale decisione epocale? Strumentalizzazione pre-elettorale, presa di coscienza di politiche sbagliate, recupero di una coscienza ambientale, rimorso per i tanti ammalati di tumore? Tanti gli interrogativi ai quali De Filippo deve dare una risposta chiara ed inequivocabile insieme a tutto l’apparato del Partito Democratico, unici responsabili del fallimento della politiche energetiche lucane. Devono far comprendere ai lucani, avendo il coraggio di assumersi le responsabilità anche in prima persona, le motivazioni alla base del mancato controllo nelle politiche ambientali e di tutela della salute pubblica. I pesci del Pertusillo non muoiono perchè affetti da manie suicide. La crescita esponenziale della incidenza dei tumori in Basilicata deve pur trovare una spiegazione e non scontrarsi con il preoccupante silenzio dell’assessore Martorano che persevera nel suo disarmante fatalismo e lapalissiana incompetenza. Devono spiegarci perchè in Basilicata, a differenza di tutto il resto del mondo, il petrolio non è stato utilizzato per sostenere la produzione.
Ben venga una pausa di riflessione, ma De Filippo non è il novello Masaniello, una nuova Scanzano non è riproponibile per i loschi giochi del potere, De Filippo non è la giovane e pudica fanciulla nè tantomeno può essere il neo San Paolo convertito a Damasco. Oramai i giochetti del PD li conosciamo bene e, certamente, non ci facciamo incantare, come parte della minoranza, da chi stando al governo vuole fare, a parole e solo a parole, opposizione addirittura a se stessa. Basta con questo rivoltante spettacolo tragicomico.
De Filippo, se vuole essere credibile e liberarsi la coscienza, deve avere il coraggio di aprire i tanti armadi lucani e mostrare alla Basilicata il lerciume che il centro sinistra ha prodotto, nasconde ed accumula da troppo tempo.