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Manifesto per il lavoro e per la Basilicata 2030 di Cgil, Cisl e Uil, intervento Consigliere regionale Cifarelli (PD)

Manifesto per il lavoro e per la Basilicata 2030 di Cgil, Cisl e Uil, intervento Consigliere regionale Cifarelli (PD). Di seguito la nota integrale.

Le organizzazioni sindacali CGIL CISL e UIL Basilicata, nell’ambito dell’Attivo unitario tenutosi a Tito, hanno presentato il “Manifesto per il lavoro e per la Basilicata 2030”. Un buon documento che racchiude le valutazioni e le proposte per aprire una nuova fase di sviluppo della regione e tiene in equilibrio le ragioni del lavoro e dei ceti produttivi e le esigenze di chi vive in una condizione di precarietà.
Il Manifesto è condivisibile oltre che per i contenuti, in larga parte sovrapponibili con le linee programmatiche presentate dal centrosinistra nella scorsa campagna elettorale, anche perché prova contemporaneamente da un lato a colmare il vuoto di proposte del governo Bardi e dall’altro ad aprire una nuova stagione di confronto pubblico in vista della discussione del Piano Strategico regionale, previsto dal nuovo Statuto regionale e, nonostante le nostre sollecitazioni, ancora manifestatamente disatteso dal centrodestra che copre le proprie lacune con la fatua retorica del cambiamento.
La necessità di comprendere le strategie di sviluppo della regione è ancora più urgente se connessa alla rinegoziazione dei rapporti con le compagnie petrolifere e alla già avviata programmazione dei fondi europei 2021/2027.
Quali politiche energetiche, industriali e culturali, agroindustriali, e per un nuovo welfare? Come si imposta una rinnovata relazione con il mondo della università e della ricerca? Quali le azioni, i beneficiari e le fonti finanziarie indispensabili al fine di realizzare politiche di riforma e di crescita che interessino l’intero territorio regionale per il prossimo decennio? A queste domande il mondo sindacale prova a dare le proprie risposte. Lo sguardo lungo, al 2030, rappresenta la prima qualità della discussione che deve mantenere una visione unitaria della nostra regione. Non più dibattiti infiniti (ed inutili) su come inseguire le emergenze dettate dalla quotidianità, ma in che modo possono essere messe a sistema le tante ricchezze materiali e immateriali presenti, in un’ottica “di crescita economica e di progresso sociale delle comunità e dei territori lucani “.
In questa logica appare utile lo sforzo di rendere trasversali in ogni ambito gli assi portanti presenti nel “Manifesto”. La promozione e tutela della persona, la tutela dell’ambiente e la capacità di usare in maniera innovativa le nuove tecnologie e i nuovi media, devono caratterizzare l’impianto teorico delle proposte, coinvolgendo tutti gli stakeholder territoriali in una attenta analisi su quanto fatto finora. E’ quanto mai necessaria una rilettura riformista del tanto dibattuto rapporto tra il merito e il bisogno. Cioè, anche in Basilicata si può dar vita ad una alleanza tra “coloro che possono agire mettendo a frutto i propri talenti ” siano essi soggetti individuali, economici o sociali e “coloro che devono agire per uscire da una condizione di emarginazione e precarietà” siano anch’essi soggetti individuali o sociali. Quindi, a partire da questa stretta correlazione possiamo ripensare il modello Basilicata.
Su quest’ultimo punto le classi dirigenti lucane, non solo la classe politica, dovrebbero riflettere su quanto fatto e se le politiche di concertazione messe in campo negli ultimi anni siano state opportunamente valorizzate oppure vissute come passaggi rituali. Il Reddito Minimo di Inserimento regionale, i tavoli di concertazione sulle estrazioni petrolifere oppure le politiche industriali attuate credo possano rappresentare esempi di buone pratiche amministrative da tener presente, senza scadere nell’effimero “benaltrismo”.
Il “Manifesto” suggerisce un approccio integrato ad una serie di “questioni aperte” che da parte nostra abbiamo già cercato di affrontare partendo da quanto fatto nel corso degli anni. Per esempio, la questione energetica è inevitabile che va connessa con la salvaguardia dell’ambiente e della salute e, per conseguire questo risultato, va ripensato il rapporto tra soggetti pubblici e privati e tra controllori e controllati. E, quindi , la rinegoziazione degli Accordi con le compagnie petrolifere va al di là del semplice aumento di royalties , ma riguarda il futuro della nostra terra, su come andare oltre il petrolio e quale contributo di crescita possono dare i giganti dell’energia presenti in Basilicata. Non è più rinviabile il tema della decarbonizzazione e dell’uscita dalla dipendenza del bilancio regionale dal peso delle royalities. Lo scorso anno il Consiglio regionale approvò su proposta mia e di Vincenzo Robortella una legge specifica, la n.32 del 15 ottobre 2018, dal titolo “Decarbonizzazione e politiche regionali sui cambiamenti climatici (Basilicata carbon free), ancora del tutto inattuata.
Il “Manifesto” sostiene che le royalties petrolifere dovrebbero essere utilizzate in maniera “più razionale e finalizzate verso obiettivi di concreto cambiamento nei destini di sviluppo e di miglioramento delle condizioni di benessere dei cittadini”, ma non dimentichiamo che in questi anni le risorse finanziare derivanti dalle estrazioni sono servite anche per sostenere l’Università lucana, la sanità regionale e le misure di sostegno al reddito rivolte ai meno abbienti oppure a chi, a causa della profonda crisi vissuta dalle economie occidentali, si è ritrovato senza lavoro.
A questo proposito, tra le altre “questioni aperte” troviamo quella del lavoro. E i sindacati non si sottraggono dall’affrontarla. Trovo positiva la sottolineatura e la forte correlazione tra politiche industriali e mondo della ricerca e della innovazione. Le filiere fortemente innovative già individuate dalla strategia S3: l’automotive, l’aerospazio, la bio economia, l’energia e l’industria culturale e creativa rappresentano asset di sviluppo regionali che vanno coltivati e sostenuti sempre più. Politiche industriali innovative possono contribuire a rendere più competitiva la Basilicata del futuro.
Il “Manifesto” ha il merito di favorire una riflessione all’interno del centrosinistra lucano. Ci mette di fronte ad una realtà economica e sociale che, probabilmente, negli ultimi anni, non abbiamo percepito nella sua complessità. Vi è la necessità di recuperare il forte gap di sviluppo nel confronto con la sostenibilità e la lotta alle disuguaglianze. Oggi come possiamo recuperare il tempo perduto ed affrontare questo particolare momento della nostra storia, contribuendo a governare quei processi di cambiamento e di crescita che i cittadini lucani hanno richiesto chiaramente nell’ultima tornata elettorale?
Sono fermamente convinto che bisogna ripartire dall’ascolto dei territori e dalla capacità di costruire uno sbocco politico alle nuove istanze sociali ed economiche emergenti, ma che ad oggi rimangono ignorate. Nel presentare questo documento, le organizzazioni sindacali, hanno segnato la definitiva fine di una campagna elettorale perenne. Ricordando a tutti che, per il bene della Basilicata, è giunta l’ora di passare dalle parole ai fatti.