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Gentile (Confartigianato Matera): “Gli istituti tecnici e professionali non sono scuole di serie B”

Tra i diplomati negli istituti tecnici e professionali, nei due anni successivi al diploma, il 33,7% ha lavorato per più di sei mesi, il 13,6% ha svolto lavori più saltuari e frammentari non superando i sei mesi di lavoro nel periodo considerato, mentre vi è un’ulteriore quota del 10,9% che ha alternato o svolto contemporaneamente attività lavorative e di studio universitario. Sono alcuni dei dati più significativi – insieme all’indicazione dei migliori istituti delle province lucane – della nuova edizione di Eduscopio.it, il rapporto curato dalla Fondazione Agnelli che mette a confronto 7.000 scuole a partire dagli esiti universitari e lavorativi di 1.250.000 diplomati. Dopo un periodo di inoccupazione o di svolgimento di lavori saltuari di breve durata – evidenzia Eduscopio – i diplomati raggiungono un contratto di lavoro significativo (con una durata di almeno trenta giorni continuativi): il tempo di attesa dal momento del diploma si attesta in media sui 232 giorni, dunque poco meno di otto mesi. La mobilità è relativamente contenuta: nella maggioranza dei casi, per lavorare non si va oltre il proprio comune di residenza o oltre la provincia (distanza media da casa del lavoro: 43,3 chilometri). Se si prendono come riferimento i diplomati tecnici del settore economico, a parità di altre condizioni, quelli in ambito tecnologico hanno una più bassa probabilità di occupazione (-2,2%). I pur meno numerosi diplomati professionali del settore Industria e Artigianato godono invece di un piccolo vantaggio occupazionale (+3,0%).
“Dobbiamo impegnarci” commenta Rosa Gentile presidente Confartigianato Matera e delegata nazionale ai Movimenti (Giovani, Donne, Pensionati) “per avvicinare sempre più l’orientamento al mondo del lavoro e per far questo è necessaria innanzitutto un’azione culturale, come testimoniano i dati sugli istituti tecnici e professionali. Un’azione da rivolgere non solo ai ragazzi, ma prima di tutto ai genitori: non esiste una scuola di serie A, composta da licei, e una scuola di serie B, composta da istituti tecnici e professionali. Il rischio è quello di veicolare un messaggio sbagliato, che porta a un ‘orientamento’ fuorviante verso i nostri giovani, a prescindere dalla richiesta del mercato del lavoro”. La nostra “mission”: superare la distanza che separa i giovani e la scuola dal mondo del lavoro e offrire alle nuove generazioni concrete occasioni di conoscenza della realtà imprenditoriale artigiana e opportunità di formazione in azienda.
Nel ricordare che il Protocollo d’intesa firmato da Confartigianato e Ministero del Lavoro è finalizzato a individuare azioni che favoriscano l’incontro fra i giovani e le imprese artigiane per sviluppare la cultura dell’autoimprenditorialità, Confartigianato ha realizzato il portale www.valorizzati.it, che orienta i giovani sulle opportunità occupazionali di centinaia di attività artigiane, dai mestieri tradizionali e a quelli più innovativi. Con questo strumento, Confartigianato intende offrire ai ragazzi e alle loro famiglie una ‘bussola’ per intraprendere un percorso formativo e concrete opportunità di esperienze in azienda, attraverso stage, tirocinio, apprendistato.
“Noi continuiamo a sostenere” conclude Gentile “che l’apprendistato è lo strumento fondamentale per avvicinare i giovani al mondo del lavoro e per trasmettere le competenze tipiche delle attività che hanno fatto grande il made in Italy nel mondo. L’Italia deve investire su questo contratto che coniuga il sapere e il saper fare, e che ha formato generazioni di lavoratori ma è stato anche la ‘palestra’ per migliaia di giovani che hanno creato a loro volta un’impresa”.